Pompei, il Dna riscrive le storie degli antichi calchi abbracciati
Le antiche storie di Pompei, quelle che narrano di madri con figli e famiglie abbracciate nell’ultimo istante, vengono messe in discussione dalle moderne analisi genetiche. Come riporta Repubblica, uno studio pubblicato su Current Biology, condotto anche dall’Università di Harvard, ha analizzato il Dna di 14 calchi pompeiani, rivelando sorprendenti verità. I calchi più noti, come l’uomo con bracciale d’oro e un bambino in braccio, non rappresentano una madre in fuga con il figlio: sono entrambi maschi, senza legami di sangue. Lo stesso vale per altri calchi ritenuti parenti, mostrando che durante il caos dell’eruzione, anche i legami familiari si frammentarono.
Il precedente posizionamento dei corpi
Valeria Amoretti, responsabile del laboratorio del Parco archeologico di Pompei, sottolinea che interpretazioni precedenti si basavano sul posizionamento dei corpi e sul senso comune, ma il Dna mostra come quei momenti di terrore abbiano portato persone non imparentate a trovare rifugio insieme. Altri calchi, in vesti umili, potrebbero persino appartenere a schiavi rimasti indietro.
Le analisi
Le analisi rivelano anche una comunità geneticamente diversificata, con individui da diverse province dell’Impero. Pompei emerge così come un crogiolo culturale, offrendo una nuova prospettiva su una città che era un mosaico di vite intrecciate, tragicamente colte dall’eruzione del Vesuvio.