La scuola sotto attacco: la crisi del dialogo tra genitori e istituzioni educative
L’episodio di violenza avvenuto nella scuola media “Salvati” di Castellammare di Stabia è un preoccupante specchio delle difficoltà manifestato dal sistema scolastico campano e, più in generale, italiano. Una docente di sostegno sarebbe stata aggredita in aula da un gruppo di circa trenta genitori, in un atto che manifesta una rabbia incontrollata e un allarmante vacanza culturale.
L’aggressione
L’aggressione, che si sarebbe consumata in un luogo destinato alla formazione e alla crescita, anche critica, delle future generazioni, trova sicuramente il suo innesco in una spirale di disinformazione. Secondo quanto riportato dalla stampa, tutto avrebbe avuto inizio sui social network, dove sarebbero state avanzate accuse infondate contro la docente, descritta come destabilizzante per gli studenti. Alimentate certamente dall’iperattività delle chat di genitori, queste probabili informazioni si sarebbero trasformate in una rabbia collettiva che ha portato al drammatico epilogo.
Una scuola che fatica a proteggersi
La risposta del Ministero dell’Istruzione, che ha avviato, come da protocollo, un’ispezione sull’accaduto, sottolinea la gravità dell’episodio. «La scuola è un luogo sacro e va tutelata sempre», dichiarano le istituzioni, promettendo punizioni esemplari per i responsabili. Tali misure sembrano affrontare, però, solo in superficie i malesseri sintomatici di un problema che ha radici ben più profonde: una manifesta e crescente disconnessione tra scuola e famiglia.
Questo fatto, pur nella sua eccezionalità, evidenza un disagio radicato che non tocca solo il rapporto tra studenti e insegnanti, ma soprattutto quello sottile e labile tra genitori e scuola. La fiducia reciproca, un tempo alla base del “patto educativo”, sembra oggi erosa da sospetti, fraintendimenti e da una narrazione fuorviante e polarizzante alimentata dal digitale.
La scuola come specchio della società liquida
L’aggressione alla docente non è solo un fatto di cronaca, ma un sintomo ben più remoto di un disagio che affonda le sue radici in un quadro sociale più ampio e articolato. Su un versante, la scuola si sta trasformando sempre più in un “ammortizzatore sociale” per dicenti e personale ATA, un luogo in cui si riversano le contraddizioni di una società frammentata. Dall’altro, il sistema educativo fa sforzo a rappresentare un punto di riferimento sano per i giovani, privati progressivamente di una cultura solida e immersi in una realtà “liquida” dove tutto è immediato e superficiale e che spesso non lascia nessuna traccia.
Le piattaforme digitali, che dovrebbero essere strumenti di crescita e confronto, spesso diventano invece il terreno fertile per la pericolosa diffusione di narrazioni tossiche e atteggiamenti divisivi. In un contesto simile, il corto circuito tra istituzioni educative e genitori diventa inevitabile, culminando in episodi di violenza che mettono a rischio il ruolo stesso della scuola come agenzia educativa.
La crisi del sistema scolastico e sociale
I fatti di Castellammare di Stabia mettono in primo piano una crisi che non è solo del sistema scolastico, ma della società nel suo complesso. La scuola, che dovrebbe rappresentare, senza nessuna accezione il pilastro della formazione culturale e civile, è sempre più marginalizzata, schiacciata tra un sistema economico instabile e una società che fatica a trovare certezze.
Il ruolo del genitore, un tempo alleato della scuola, si è trasformato in quello di un “cliente” critico, pronto a contestare ogni decisione dei docenti senza comprenderne dinamiche, l’eco sistema e il contesto o le ragioni. Questo atteggiamento è certamente il riflesso di una società individualista e iper – connessa, in cui emerge in prevalenza la logica dell’immediatezza e del giudizio sommario.
Ritrovare un dialogo tra scuola e famiglie diventa un indirizzo fondamentale per ricostruire quel patto educativo che è alla base di una comunità ritenuta sana. Bisognerebbe investire non solo in risorse materiali, ma soprattutto investire in percorsi culturali che restituiscano valore alla scuola come ambito di apprendimento, di formazione e di crescita, lontano dai condizionamenti esteriori del digitale e dalle fragilità di una società in crisi che non ha più punti di ancoraggio certi ne riferimenti solidi e istituzionali da rispettare.