Provincia di Salerno: aumento delle chiamate al 1522 e rete antiviolenza in espansione
Un’analisi dei dati ISTAT sul fenomeno della violenza contro le donne rivela un incremento significativo delle chiamate al numero 1522 nella provincia di Salerno. Nei primi sei mesi dell’anno, sono stati registrati 454 contatti: 123 da parte di vittime dirette e 331 da utenti terzi. Se questa tendenza si confermerà nella seconda parte dell’anno, il 2024 potrebbe chiudersi con il numero più alto di chiamate mai registrate.
Questo incremento potrebbe essere attribuito a una maggiore consapevolezza sull’importanza di chiedere aiuto o a un effettivo aumento dei casi, ma il dato resta significativo: nel 2023, le chiamate sono cresciute del 25% rispetto all’anno precedente, e il 2024 potrebbe segnare un ulteriore aumento del 41%.
Un trend decennale: dal 2013 a oggi
Dal 2013, anno in cui è iniziata la raccolta sistematica dei dati, sono state registrate 6.227 chiamate. L’anno con più contatti è stato il 2013, con 731 chiamate, seguito dal 2021 e dal 2023 con 638 ciascuno. Tra gli anni rilevanti spicca anche il 2020, segnato dalla pandemia, con 597 contatti. I dati mostrano inoltre una crescente prevalenza di chiamate da parte di utenti terzi (72,2% nel 2023) rispetto a quelle delle vittime dirette.
La rete dei centri antiviolenza
La provincia di Salerno si distingue per la capillarità della rete di 16 centri antiviolenza, distribuiti in città e nei comuni del territorio. Salerno città ne ospita tre, mentre gli altri si trovano in località come Cava de’ Tirreni, Nocera Inferiore, Scafati e Sapri. Questi centri offrono supporto psicologico, assistenza legale e protezione, con orari variabili durante i giorni feriali e reperibilità h24 nei fine settimana.
A livello regionale, la provincia di Salerno vanta la migliore copertura rispetto alla popolazione: 1,45 centri ogni 100mila abitanti, superando di poco Avellino e Benevento. È una delle poche province italiane ad aver raggiunto gli obiettivi della Convenzione di Istanbul, garantendo almeno un centro ogni 50mila donne residenti.
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