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Centri commerciali: luoghi di “Non Tempo” e la città dei 15 minuti

I centri commerciali sono considerati nonluoghi secondo Marc Augé, spazi senza identità che, pur essendo luoghi di aggregazione, restano privi di legami profondi.

Centri commerciali: luoghi di “Non Tempo” e agglomerati di consumismo?

I centri commerciali, specialmente nell’area dell’agro nocerino sarnese e nell’area stabiese torrese, sono sempre più territorialmente predominanti e visti come spazi di non tempo, ispirati ai modelli americani. Questi luoghi sono concepiti e progettati per offrire un’esperienza dove il concetto di tempo sembra scomparire, mescolando il commercio con l’intrattenimento. Offrono una vasta gamma di negozi, ristoranti, cinema e altre attrazioni, invitando i visitatori a restare per ore, senza la sensazione di dover correre da un negozio all’altro o di rispettare un orario. I mall non solo offrono una vasta gamma di prodotti, ma si sono trasformati in agglomerati di socializzazione dove le persone si riuniscono, socializzano e trascorrono il loro tempo libero. Questo fenomeno ha reso questi luoghi molto attraenti per chi cerca un’esperienza di consumo totale​

I “nonluogo”

Il fenomeno dei centri commerciali può essere interpretato anche attraverso la lente del concetto di “nonluogo”, termine sviluppato dall’antropologo Marc Augé. Un nonluogo è uno spazio privo di identità, storia e relazioni sociali significative, progettato per scopi specifici come il consumo o il transito. I centri commerciali rientrano in questa definizione poiché, nonostante la loro attrattività e l’alta frequentazione, non offrono un contesto che favorisca un senso di appartenenza o una connessione con la comunità locale. Si tratta di spazi standardizzati, caratterizzati da un’omogeneizzazione globale che riduce la percezione di unicità culturale o territoriale.

In questi ambienti, il tempo sembra fermarsi: il design e l’organizzazione degli spazi sono pensati per disorientare il visitatore, incoraggiandolo a rimanere più a lungo e a concentrarsi esclusivamente sull’atto del consumo. Questo rapporto con il tempo e lo spazio, svincolato da riferimenti storici o geografici, contribuisce a creare un’esperienza anonima e impersonale, simbolo della modernità globalizzata.

Spazi di socialità

Nonostante ciò, ricerche recenti hanno mostrato che i centri commerciali, pur mantenendo la loro natura di nonluoghi, possono diventare per alcuni individui – in particolare per i giovani – spazi di socialità e incontro. Questo paradosso sottolinea come, in una società sempre più digitalizzata, anche luoghi apparentemente privi di significato culturale possano trasformarsi in contesti di aggregazione temporanea, sebbene spesso privi di relazioni profonde o autentiche.

In Italia, una ricerca condotta su un campione di studenti ha rivelato che i giovani vedono i centri commerciali non solo come luoghi di shopping, ma anche come punti di incontro sociali, suggerendo che, nonostante la natura di nonluoghi, emergono forme di legame sociale, sebbene superficiali. Ciò non cambia però la loro essenza di spazi globalizzati, dove l’identità è assente e la socialità rimane spesso superficiale​

La Città dei 15 minuti: possibile modello per il futuro sostenibile e accessibile

Contrapposizione al predominio dei centri commerciali e alla frammentazione urbana potrebbe rivelarsi il modello della Città dei 15 Minuti, teorizzato inizialmente da Carlos Moreno. Questo concetto propone di ridurre la distanza tra i servizi e i residenti, rendendo ogni bisogno quotidiano accessibile a una breve camminata o in bicicletta. In una Città dei 15 Minuti, tutti i servizi essenziali come negozi, scuole, spazi verdi e luoghi di lavoro si trovano a breve distanza, riducendo il bisogno di spostamenti lunghi e promuovendo una mobilità sostenibile. Questo modello ha l’obiettivo di riavvicinare le persone al loro quartiere e migliorare la qualità della vita urbana, riducendo l’uso delle automobili e promuovendo un ambiente più inclusivo e accessibile.

Il modello della Città dei 15 Minuti non è solo un approccio logistico, ma anche una filosofia che punta a rivalutare il locale e a migliorare la coesione sociale. Creando spazi più vivibili e meno frammentati, questa visione offre soluzioni per il recupero della coesione sociale e della sostenibilità ambientale. Se applicato correttamente, potrebbe ridurre la concentrazione di grandi centri commerciali e favorire lo sviluppo di centri urbani policentrici, dove la vita quotidiana e il commercio si integrano armoniosamente​

Se quindi i mall rappresentano un fenomeno di consumo moderno e un punto di riferimento per la socialità e lo shopping,  è fondamentale esplorare anche i modelli alternativi come la Città dei 15 Minuti, che mira a rispondere alle sfide urbanistiche ed ecologiche attuali, promuovendo una città più vivibile, sostenibile e inclusiva.

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Luciano Verdoliva
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