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Il drammatico stato della salute mentale in Italia, resta la speranza

L'inchiesta di "L'Espresso" denuncia carenze di risorse e personale nei servizi di salute mentale italiani, con gravi effetti su adulti e minori.

Una crisi senza fine

Nonostante l’aumento di interesse sociale, la salute mentale in Italia rimane trascurata. Una dettagliata inchiesta de “L’Espresso” ha messo in luce il grave declino dei Dipartimenti di Salute Mentale (Dsm), che rappresentano il punto di riferimento del Servizio Sanitario Nazionale per il disagio psichico. Risorse insufficienti, personale ridotto e lacune organizzative segnano un quadro preoccupante.

Secondo Fabrizio Starace, psichiatra e direttore del Dsm di Modena, la situazione è caratterizzata da un’”assuefazione allo smantellamento.” Nonostante le crescenti necessità, solo il 3% del budget sanitario è destinato alla salute mentale, contro il 10% raccomandato dagli esperti.

Numeri allarmanti e sottofinanziamento

L’ultimo rapporto del Ministero della Salute, basato su dati del 2022, rileva che i Dsm italiani impiegano 30.101 operatori. La Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (Siep) stima che per adeguarsi agli standard sarebbero necessarie altre 11.347 unità, con un investimento di circa 700 milioni di euro.

Il disegno di legge 1241 propone un rafforzamento minimo: solo 247 assunzioni tra il 2025 e il 2026. In un contesto di diseguaglianze regionali, si registrano esempi positivi grazie alla dedizione di singoli professionisti, ma nella maggior parte del Paese la situazione è un “disastro,” come conferma Gisella Trincas, presidente dell’Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale (Unasam).

Gravi carenze per i giovani

La situazione è ancora più critica per i minori. I percorsi di cura per i pazienti sotto i 18 anni spesso si interrompono con il passaggio all’età adulta, a causa di una mancata continuità assistenziale. Un monitoraggio europeo del 2019 aveva già evidenziato che solo il 20% dei pazienti riceve un trattamento continuativo. Secondo Marco Armellini, neuropsichiatra infantile, l’assistenza dovrebbe coprire tutto l’arco della vita e non fermarsi ai limiti anagrafici.

Mancanza di dati e monitoraggio

Uno dei principali problemi è la scarsità di dati affidabili. Se per gli adulti il Ministero della Salute pubblica un rapporto annuale, per i minori non esiste un monitoraggio nazionale. Regioni come Emilia-Romagna e Piemonte hanno avviato rilevazioni locali, ma a livello nazionale il vuoto informativo è preoccupante.

Vecchie logiche istituzionalizzanti

Persistono anche problematiche culturali. La permanenza prolungata in strutture come le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) e le comunità terapeutiche rischia di trasformarsi in una forma di neoistituzionalizzazione. Trincas denuncia la privazione di libertà e le pratiche coercitive che caratterizzano alcune di queste realtà.

Il ruolo del volontariato e delle iniziative locali

Nonostante tutto, alcune iniziative offrono speranza. A Genova, la professoressa Marina Capurro coordina una scuola unica per pazienti psichiatrici, che include attività di falegnameria, fotografia e arte. La mancanza di risorse è compensata dal volontariato e dall’impegno personale. Tuttavia, il rischio che questi progetti si interrompano è alto, specialmente con i tagli alle ore di insegnamento e il pensionamento degli operatori.

Una riforma culturale

La salute mentale in Italia ha urgente bisogno di una riforma culturale e di investimenti concreti. Le quattro proposte di legge attualmente al vaglio del Parlamento sollevano dubbi e critiche, con l’Unasam che sottolinea la necessità di applicare le normative già esistenti piuttosto che crearne di nuove. L’indagine de “L’Espresso” mette in evidenza l’importanza di non abbassare la guardia e di continuare a sostenere chi combatte ogni giorno per un sistema sanitario più equo. Approfondimenti nel numero in edicola.

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