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Spazi urbani: quando i cortili erano il cuore della socialità

I cortili erano luoghi di socialità e crescita, ma oggi la tecnologia ha ridotto l’interazione diretta, favorendo l’isolamento delle nuove generazioni.

Quando i cortili erano il cuore della vita sociale

Fino agli inizi degli anni ’90, gli androni dei palazzi e i cortili erano animati da bambini, giovani e adolescenti. Qui si socializzava attraverso giochi dinamici e attività semplici: lo scambio di figurine, il gioco delle biglie, l’elastico, le interminabili partite di pallone e il celebre nascondino, giocato tra le auto in sosta e negli angoli più nascosti. Non c’erano grandi aree verdi perché tutto intorno era ancora natura, prima che la cementificazione cambiasse il paesaggio e aumentassero i pericoli. Questa gioventù scapigliata ereditava tradizioni dai nonni e dai genitori, molti dei quali provenivano dalle campagne e si erano trasferiti nella provincia dell’Agro.

L’isolamento delle nuove generazioni

Oggi è raro vedere bambini e ragazzi giocare nei cortili, anzi, sono praticamente scomparsi. Non vivono un’infanzia fatta di esperienze concrete, né sviluppano manualità e fantasia, perché la rivoluzione digitale ha preso il posto dei ragazzi più grandi, dei nonni e persino degli artigiani. Un tempo, questi ultimi rappresentavano un vero tesoro da esplorare: il ciabattino, l’affilacoltelli, l’elettrauto, il maniscalco offrivano spunti di scoperta e apprendimento. Ma questi mestieri sono quasi estinti, così come la socialità spontanea che animava le generazioni passate.

L’importanza degli spazi ludici e sociali

Gli spazi ludici e sociali hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dei bambini. Non erano solo luoghi di svago, ma anche palestre di vita dove si imparava a relazionarsi, a rispettare le regole e a collaborare. Il contatto diretto con gli altri stimolava la creatività e il problem solving, competenze oggi spesso sostituite da schermi e realtà virtuali. La scomparsa di questi spazi non ha solo ridotto le occasioni di gioco all’aria aperta, ma ha anche contribuito all’isolamento sociale delle nuove generazioni, che crescono sempre più distanti da un mondo fatto di esperienze tangibili e relazioni interpersonali autentiche.

Il potere evocativo dei luoghi dell’infanzia ad Angri

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Luciano Verdoliva
Luciano Verdoliva
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