Cambi di Gruppo in Parlamento: un fenomeno ridotto, ma non scomparso
Rispetto alle precedenti legislature, il fenomeno dei cambi di gruppo parlamentari si presenta oggi in dimensioni molto ridotte scrive Openopolis ma non è scomparso. Si nota ancora un flusso di parlamentari che transitano dall’opposizione verso la maggioranza. Siamo ormai entrati nella seconda metà della legislatura, un buon momento per fare il punto sull’attività svolta finora da parlamento e governo. Un aspetto interessante da monitorare riguarda proprio il fenomeno dei cambi di gruppo, che offre uno spunto per verificare l’effettiva consistenza delle forze politiche all’interno delle camere, soprattutto in questa fase in cui è possibile che il parlamento proceda a una riconfigurazione delle commissioni.
59 Cambi di Gruppo fino a oggi: riduzione e benefici per la maggioranza
Dal 2022, i cambi di gruppo sono stati 59 e hanno coinvolto 50 parlamentari, di cui 39 deputati e 11 senatori. Rispetto alle ultime 3 legislature, questi numeri sono significativamente inferiori. Nella legislatura precedente, i riposizionamenti erano stati 464, e nella XVII legislatura si era toccato il picco di 569. I motivi di questa riduzione sono molteplici: in primis, la diminuzione del numero dei parlamentari (da 945 a 600) ha avuto un impatto notevole sul fenomeno. Inoltre, una maggioranza chiara è riuscita a garantire maggiore stabilità all’azione dell’esecutivo, riducendo la necessità di cercare convergenze diverse dalle coalizioni presentatesi al voto. In passato, infatti, si è visto come la stabilità dell’esecutivo fosse inversamente proporzionale all’intensità di questi cambiamenti.
L’introduzione di disincentivi al Senato ha probabilmente ridotto i cambi di gruppo. Questi deterrenti includono la perdita di eventuali incarichi all’interno di organi istituzionali come il consiglio di presidenza o la giunta per il regolamento, e possibili conseguenze economiche. Questi provvedimenti hanno avuto un impatto maggiore sui gruppi parlamentari che sui singoli senatori, ecco perché, durante l’attuale legislatura, le variazioni di appartenenza si sono concentrate principalmente alla Camera dei deputati, dove non sono ancora stati adottati provvedimenti simili.
Il fenomeno e le riforme dei regolamenti
La possibilità di cambiare gruppo è garantita dalla Costituzione, ma nelle ultime legislature questo fenomeno è degenerato. La Camera ha avviato una riforma del proprio regolamento, che però è ancora in fase di realizzazione. Eventuali interventi sul tema dei cambi di gruppo potrebbero entrare in vigore dalla prossima legislatura. Nel frattempo, il Senato ha già adottato provvedimenti che sembrano aver ridotto il fenomeno, mentre alla Camera i cambi di gruppo continuano a verificarsi, seppur con minore frequenza.
Gli ultimi cambi di gruppo e i nuovi equilibri politici
Dall’inizio dell’anno, ci sono stati 4 cambi di gruppo. Tra i più rilevanti, il passaggio di Annamaria Furlan, ex segretaria della Cisl, dal Partito Democratico a Italia Viva, e quello di Aurora Floridia che ha lasciato il gruppo misto per aderire alle Autonomie. La senatrice Giusy Versace e il deputato Andrea De Bertoldi sono esempi di parlamentari che hanno cambiato più di una volta gruppo, spesso passando dal gruppo misto per stabilirsi in una formazione politica definitiva. Altri casi simili includono Aboubakar Soumahoro, Isabella De Monte, Lorenzo Cesa, Luigi Marattin, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, recentemente nominata segretaria di Noi Moderati.
Questa continua rotazione ha avuto effetti sui gruppi parlamentari, ma anche sul peso politico delle formazioni. La coalizione di governo ne è uscita rafforzata, beneficiando di ben 9 passaggi di parlamentari dall’opposizione alla maggioranza. Fratelli d’Italia, Partito Democratico e Lega hanno perso dei membri, mentre il Movimento 5 Stelle ne ha persi 4. I principali beneficiari di questo fenomeno sono stati i gruppi di Forza Italia, che hanno guadagnato ben 7 parlamentari tra Camera e Senato. Inoltre, Andrea Gentile ha ottenuto un seggio alla Camera grazie a un riconteggio delle schede, dando così un ulteriore seggio a Forza Italia a discapito di Elisa Scutellà del Movimento 5 Stelle.
Seppur in riduzione rispetto al passato, il fenomeno dei cambi di gruppo rimane un elemento interessante da monitorare, soprattutto con l’avvicinarsi delle elezioni e la possibilità che possa riprendere intensità. Le recenti riforme e disincentivi hanno contribuito a limitare i riposizionamenti, ma non hanno eliminato la possibilità di cambi di schieramento, che restano un aspetto importante da tenere sotto osservazione.
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