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Scafati, ex Helios: rogo, promesse, silenzi…

I cittadini di Scafati denunciano l’assenza di controlli e chiarezza dopo l’incendio alla ex Helios e chiedono giustizia.

Incendio alla ex Helios: promesse disattese

Le promesse si accumulano. La storia di questo sito, come ha ammesso la stessa amministratrice, è ancora più grave. A distanza di diverse settimane, l’odore acre della plastica bruciata sembra ancora sospeso nell’aria di Scafati. Non è solo un ricordo olfattivo: è una ferita aperta nella memoria collettiva di una comunità che si è sentita abbandonata, tradita, esposta al rischio.

L’incendio che ha devastato il sito di stoccaggio ex Helios (ora gestito dalla società Seneca), nell’area Pip, ha lasciato interrogativi che bruciano. Le istituzioni faticano a dare risposte. In un territorio dove si attendono bonifiche mai iniziate, la voce dei cittadini resta l’unico presidio di vigilanza attiva.

A farsi carico di questa battaglia è Gennaro Malafronte, attivista del quartiere MariCoda, tra i più colpiti dalla nube tossica sprigionatasi nel rogo: «Non possiamo permettere che cali il silenzio. Abbiamo respirato fumo tossico per giorni, e ancora nessuno ci dice cosa c’era in quei capannoni – ha ribadito –. E se davvero la società operava con l’assicurazione scaduta da mesi, chi doveva controllare? Chi ha chiuso un occhio?».

I cittadini non si arrendono al silenzio

Le accuse sono pesanti. Il clima nel quartiere è teso. La sensazione, diffusa, è che si stia tentando di archiviare tutto come un tragico incidente, un evento isolato. Ma per chi vive accanto all’area industriale, l’incubo è quotidiano.

Le domande restano senza risposta: «Vogliamo sapere chi ha concesso i permessi alla ex Helios, e come sia stato possibile che l’azienda abbia potuto operare riutilizzando, senza una nuova verifica. È mai stata fatta una valutazione aggiornata del rischio? C’era il sistema antincendio? Perché nessuno ha vigilato?», ha detto ancora Malafronte, sottolineando «l’omertà delle istituzioni».

Nel frattempo, sono state depositate due interrogazioni: una in Regione, a firma della consigliera Maria Muscará, e una al Parlamento da parte del senatore Francesco Emilio Borrelli. Ma i cittadini chiedono più che atti formali. «Vogliamo sapere cosa abbiamo respirato. Vogliamo che chi ha sbagliato paghi, e che nessun’altra azienda possa operare in quelle condizioni. La salute pubblica non è negoziabile», ha concluso Malafronte.

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