Dismissione Sam Pagani partecipata servizi ambientali pubblici
Tra rassegnazione e inquietudine, Pagani si avvia a chiudere una pagina lunga e controversa della sua gestione pubblica: la partecipata Sam – un tempo Pagani Multiservizi – è ormai prossima alla dismissione. A comunicarlo, senza clamori, alcune dichiarazioni a mezzo stampa dell’amministrazione comunale. Nessun consiglio comunale, nessun confronto pubblico, nessuna condivisione con i cittadini o con le rappresentanze sindacali. Eppure, si tratta di un passaggio epocale, che mette fine a un progetto nato con l’ambizione di costruire una società pubblica capace di garantire servizi efficienti, occupazione stabile, identità territoriale.
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La realtà, però, è stata ben diversa. La Sam ha vissuto anni di affanno strutturale e finanziario, segnati da riorganizzazioni frequenti, cambi di nome, tentativi di rilancio che raramente hanno prodotto risultati duraturi. La missione pubblica si è progressivamente svuotata, mentre si accumulavano criticità gestionali, precariato diffuso, e una sempre maggiore distanza tra azienda e comunità.
Privatizzazione servizi ambientali Pagani senza confronto sindacale
Oggi, il Comune si appresta a voltare pagina, cedendo – sembra – a un modello di gestione privata dei servizi ambientali, senza un dibattito aperto, senza una riflessione politica approfondita. Eppure, mai come ora sarebbe necessario interrogarsi su cosa resta di un’idea di servizio pubblico locale, su cosa significhi affidare all’esterno un settore strategico come l’igiene urbana, su quali siano le garanzie per i lavoratori, molti dei quali legati da contratti a somministrazione attivi da anni, spesso in condizioni di incertezza.
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Tutto questo avviene mentre sullo sfondo si affaccia un altro passaggio cruciale: l’entrata in esercizio del Sub Ambito Distrettuale, previsto dalla nuova governance regionale dei rifiuti. Una riforma che ridefinisce competenze, obblighi e poteri gestionali su scala sovracomunale, e che avrebbe potuto – se colta con visione – rappresentare l’occasione per rilanciare e razionalizzare i servizi, invece di liquidare, con discrezione, l’unica partecipata pubblica esistente.
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La sensazione è che si stia consumando una resa più che una transizione, un abbandono progressivo di responsabilità amministrative, sociali e occupazionali. E mentre si affida al mercato la promessa di efficienza, resta sospesa la domanda di trasparenza, di garanzie per i lavoratori, di rispetto per una comunità che ha diritto di sapere e di scegliere.
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Pagani merita una discussione pubblica vera, adulta, partecipata. Perché le decisioni che riguardano il servizio dei rifiuti non sono solo questioni tecniche: sono scelte che toccano l’identità, la dignità e il futuro stesso di una città.