Una vicenda lunga quasi quattro decenni
Una sentenza destinata a fare scuola quella emessa dalla Seconda sezione del Tar di Salerno, che ha accolto il ricorso da Felice e Tommaso Cajazzo rispettivamente, padre e figlio, ordinando al Comune di Angri di pronunciarsi in modo espresso sul destino di un terreno privato occupato da quasi quarant’anni per fini pubblici, ma mai formalmente espropriato. Lo riporta “La Città“.
I fatti: cessione parziale, ma niente atto notarile
La vicenda nasce nel 1986, quando l’ente avviò un esproprio su un’area destinata a uso pubblico. La famiglia Cajazzo accettò inizialmente la cessione volontaria, ma mentre alcuni lotti vennero formalizzati con atto notarile, la parte in questione rimase solo pagata, senza ufficiale trasferimento di proprietà. Nel 2025, dopo decenni di silenzio amministrativo, i fratelli hanno diffidato il Comune, chiedendo una decisione tra restituzione del bene o acquisizione sanante ai sensi dell’art. 42-bis del T.U. Espropri.
Il principio stabilito dai giudici amministrativi
Il Tar ha ribadito che un’occupazione “sine titulo” è illegittima e ha imposto al Comune guidato da Cosimo Ferraioli di adottare un atto formale entro 90 giorni, scegliendo tra restituzione o regolarizzazione dell’occupazione tramite acquisizione. Il collegio, presieduto dal giudice Nicola Durante, ha richiamato la giurisprudenza consolidata, chiarendo che il perdurare di tale situazione non può essere tollerato.
Le richieste economiche rimandate al giudice civile
Quanto alle richieste risarcitorie dei Cajazzo per la lunga occupazione, il Tar ha dichiarato il proprio difetto di giurisdizione, rinviando la questione al giudice civile. Ogni pretesa economica — relativa al valore o al mancato godimento — dovrà essere valutata in sede ordinaria.
Un precedente giuridico rilevante
La sentenza rappresenta un precedente importante per il rapporto tra proprietà privata e interesse pubblico. Il Tar ha tracciato una linea netta: se un terreno è stato occupato senza un atto legittimo, l’Amministrazione ha il dovere di regolarizzare la situazione secondo legge.
Ora tocca all’Amministrazione Ferraioli
Con la sentenza esecutiva, il Comune di Angri dovrà uscire da un limbo durato quarant’anni. L’ipotesi più probabile è quella dell’acquisizione sanante, che consentirebbe all’ente di mantenere la proprietà pubblica pagando un indennizzo ai legittimi proprietari.
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