L’urlo social dell’assessore: “Così stiamo perdendo tutti”
È una denuncia che scuote e ferisce quella lanciata da Maria D’Aniello, assessore alle politiche sociali del Comune di Angri, che via social ha raccontato l’incontro con un ragazzo di poco più di vent’anni, piegato da un lavoro massacrante e sottopagato: dieci ore al giorno per appena 100 euro a settimana. “Finché accetteremo queste condizioni, finché chi lavora sarà considerato un costo da spremere e non una persona da rispettare, continueremo a perdere”, scrive con rabbia e dolore.
Parole che scavano nel cuore di una città che rischia di abituarsi all’ingiustizia, all’indifferenza, alla sopraffazione sistemica. La sua non è solo una testimonianza, ma un grido d’allarme, un atto di accusa anche verso un sistema istituzionale che lascia gli operatori sociali soli, disarmati, a fronteggiare un esercito di invisibili.
“Abbiamo le mani legate, e chi dovrebbe aiutarci spesso guarda altrove”, aggiunge in un passaggio amaro. La povertà ad Angri non è più una statistica: è il volto quotidiano di un’intera generazione che cresce senza speranza, e di amministratori locali lasciati a combattere senza armi.
Via Cristoforo Colombo, la trincea dei nuovi poveri
Nella sede dei servizi sociali di Via Cristoforo Colombo, ogni giorno si consuma un dramma silenzioso e collettivo. File di persone, volti provati dalla fatica, sguardi spenti dalla vergogna e dalla paura. Madri con bambini piccoli in braccio, padri senza più un lavoro né un orizzonte, anziani soli che chiedono solo un po’ di dignità. È lì che lo Stato finisce, e comincia il senso di abbandono. “Qui non parliamo più di assistenza: parliamo di sopravvivenza”, racconta Maria D’Aniello. Angri è oggi lo specchio di una crisi profonda, dove l’emergenza non è più temporanea ma quotidiana, cronica, normalizzata. Gli uffici sono diventati rifugi per chi non ha più niente, se non la forza di bussare ancora una volta a una porta. Ma chi lavora dietro quella porta, troppo spesso, non ha mezzi né risposte. L’assessore lancia l’ennesimo appello, l’ennesima richiesta di aiuto. E conclude: “Continuare a far finta di niente significa condannare la nostra comunità a una lenta agonia”.
Angri. Sacchetti neri da vietare: primo passo per la civiltà