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“Non è di mia competenza”: la PA che si smarrisce

Il Paese affoga in un’amministrazione pubblica paralizzata dal caos delle competenze. A pagarne il prezzo, come sempre, i cittadini.

L’arte di non rispondere: un mantra italiano

«Non è di mia competenza» è diventato più di un’espressione burocratica: è ormai lo slogan involontario di un’amministrazione pubblica che abdica al proprio ruolo. In uno Stato che si professa garantista e pluralista, la mancanza di competenze reali – intese non solo come conoscenze, ma come assunzione di responsabilità – mina le fondamenta stesse del rapporto tra cittadino e istituzione. In questa deriva, ogni richiesta si trasforma in un rimbalzo, ogni problema in una catena di rinvii, ogni urgenza in un’attesa infinita.

La burocrazia che si moltiplica invece di semplificare

Nel 2004 l’approvazione della Legge Stanca (n. 4/2004) aveva rappresentato un tentativo concreto di semplificare e rendere accessibile l’azione amministrativa, soprattutto in ambito digitale. Ma se quella norma segnava un passo importante verso la modernizzazione, ciò che è accaduto dopo è stato l’esatto contrario: la burocrazia ha mutato pelle, creando nuovi compartimenti, nuovi settori autonomi, ciascuno geloso del proprio perimetro, spesso in guerra con l’altro, più che orientato alla cooperazione.

Il caos delle competenze nei Comuni e nelle Regioni

Tale confusione è oggi evidente tanto nei piccoli Comuni quanto nelle grandi Regioni: settori che non si parlano, funzionari che si nascondono dietro alti formalismi, processi amministrativi che si arenano per mancanza di raccordo. Il risultato è un quadro disarmante in cui la macchina pubblica non solo si blocca, ma genera frustrazione nei cittadini, chiamati a districarsi in un labirinto senza mappa. Le responsabilità si sfaldano, le tempistiche si allungano, il diritto si svuota di significato.

Il cittadino schiacciato tra scaricabarile e silenzi

Chi soffre di più questa deriva è naturalmente il cittadino. Ogni istanza – dall’accesso a un documento al riconoscimento di un diritto – rischia di diventare un’odissea. La retorica del “servizio pubblico” è smentita ogni giorno dalla paralisi degli atti, dal timore di firmare, dall’incapacità di individuare un referente. È come se l’Italia amministrativa avesse perso l’anima del servizio per rifugiarsi in un formalismo sterile. Senza un nuovo patto tra competenze, responsabilità e fiducia, la macchina pubblica continuerà a girare a vuoto, lasciando solo polvere sulle richieste dei cittadini.

Angri. Ferraioli: anno undicesimo ma città da rifondare

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Luciano Verdoliva
Luciano Verdoliva
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