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Scafati, Aliberti risponde all’appello della Procura con fiducia

Scafati. Il sindaco assolto in primo grado prepara con i suoi legali la nuova fase processuale avviata dal ricorso della Procura

Dopo l’assoluzione, la Procura Antimafia ricorre in Appello

Dopo una sentenza di assoluzione piena, maturata al termine di un processo durato sette anni, il sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, apprende con lucidità la decisione della Procura Antimafia di Salerno di impugnare il verdetto. L’annuncio del ricorso non scalfisce la sua fiducia nella giustizia, né la determinazione a difendere, con i suoi legali Silverio Sticca e Giuseppe Pepe, la propria posizione. «Affronteremo l’Appello come abbiamo affrontato il primo grado: con fermezza e serenità», ha dichiarato Aliberti.

La posizione del sindaco: “Stanco, ma fiducioso nella giustizia”

Il sindaco non nasconde la stanchezza per un calvario giudiziario lungo dieci anni, ma ribadisce la sua fiducia nel sistema giudiziario. «Siamo stati assolti su tutti i capi d’imputazione perché il fatto non sussiste», afferma. Aliberti accoglie con rispetto il diritto della Procura a presentare ricorso, pur esprimendo amarezza per una nuova tappa giudiziaria che riapre ferite già affrontate. Non si definisce un perseguitato, ma si dice certo di una verità che emerge chiaramente nelle decine di udienze e nelle 220 pagine della sentenza di primo grado.

“Pronto a chiarire ogni rigo delle 36 pagine d’Appello”

Con la determinazione di chi ha già affrontato una lunga vicenda giudiziaria, Aliberti guarda avanti: «Riascoltare i miei avversari politici fa male, ma se serve a chiarire ancora di più la verità, ben venga». Il sindaco si dice pronto a confrontarsi riga per riga con le 36 pagine dell’atto d’appello, che ritiene affrontino temi già discussi in aula. In ogni caso, sottolinea, continuerà a lavorare con serenità per la città di Scafati, mantenendo ferma la fiducia nella magistratura e nelle istituzioni.

Un pensiero alla famiglia, ferita ma mai piegata

Nelle sue parole emerge infine il lato più intimo e delicato: il pensiero alla sua famiglia. «Dopo tutto quello che ho vissuto – afferma – nessuno può togliere il sorriso né a me né ai miei cari: hanno sofferto troppo». In quelle parole si avverte il peso di un’esperienza che ha segnato profondamente il percorso personale e politico del primo cittadino. Ora, con lo sguardo rivolto alla prossima udienza, Aliberti si prepara ad affrontare l’appello con la stessa determinazione che lo ha accompagnato nel processo di primo grado.

“Non è di mia competenza”: la PA che si smarrisce

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