Il Vesuvio non basta più
Il fascino del cratere non è più l’unica calamita per i viaggiatori: oggi l’intero ecosistema vesuviano sta ridefinendo la propria offerta turistica. Al centro di questo processo si colloca Terzigno, con un’impennata di presenze, eventi e strutture ricettive che la collocano tra i territori più dinamici dell’entroterra.
Il MATT – Museo Archeologico Territoriale ha registrato ben 4000 visitatori nel 2025, mentre sono già operative 40 strutture extra-alberghiere con dati promettenti: in un caso, una famiglia scozzese ha soggiornato per 14 giorni. Ma è soprattutto il futuro a indicare fiducia: altri 40 operatori hanno già presentato domanda per aprire nuove attività.
Tra cratere e vino: il nuovo asse dell’accoglienza
Questi numeri sono emersi durante il convegno “Salotto turistico: quattro chiacchiere tra vini e territorio”, tenutosi alla Tenuta “Le Lune del Vesuvio”. L’incontro ha visto confrontarsi amministratori come il sindaco Francesco Ranieri, la vicesindaca Genny Falciano e l’assessora Anita Miranda, con imprenditori come Andrea Forno e studiosi di fama come Raffaele Palumbo. Proprio Palumbo ha ricordato come il 2025 stia battendo ogni record: 65,8 milioni di arrivi in Italia, per 40 miliardi di euro di ricadute economiche.
Nel solo 1° maggio 2025, sono stati 2.786 i turisti saliti sul Vesuvio, mentre il Parco Nazionale ha superato i 600.000 visitatori nel 2024. L’asse Terzigno-Ottaviano-San Giuseppe-Poggiomarino registra oltre 120 strutture ufficiali, a cui si somma un’offerta sommersa non marginale.
Il cibo come leva d’identità
A trainare il successo è anche il turismo enogastronomico. Oltre il 70% degli italiani ha scelto viaggi a tema vino e cibo, con una crescita del +176% dei soggiorni a tema nel 2024. Le esperienze più richieste: degustazioni, visite in cantina, attività nei campi.
Tenute come “Le Lune del Vesuvio” diventano così veri hub territoriali: luoghi in cui la narrazione identitaria si fa concreta, tra calici e storie da raccontare. L’entroterra vesuviano si candida così a nuova frontiera del turismo slow e autentico, dove l’accoglienza è cultura.