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Terzigno. Incendio sul Vesuvio, otto mezzi aerei in azione contro le fiamme

Protezione Civile mobilita oltre cento operatori. Il sindaco Ranieri: «Origine dolosa possibile, devastata la vegetazione più amata dalla comunità»

Operazioni aeree e terrestri per contenere l’incendio

Un vasto incendio sta interessando il Vesuvio su più fronti, colpendo in particolare la pineta di Terzigno e quella di Boscotrecase. La Protezione Civile della Regione Campania ha mobilitato otto mezzi aerei – quattro elicotteri dell’antincendio regionale e quattro canadair della flotta nazionale – insieme a oltre cento operatori da terra. Le operazioni, coordinate dalla Sala Operativa regionale fin dalle prime ore del mattino, puntano ad aggredire le fiamme da più direzioni per circoscriverne l’avanzata. Sul posto sono impegnati la Sma Campania, i volontari della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, la Città Metropolitana e la Comunità Montana. È stato inoltre richiesto l’intervento dell’Esercito per presidiare le strade, realizzare piste di accesso e garantire il rifornimento idrico con autobotti.

Sentieri e Gran Cono interdetti ai visitatori

Per motivi di sicurezza e tutela dell’incolumità pubblica, la direttrice facente funzione dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, Paola Conti, ha disposto la sospensione del servizio di biglietteria e dell’accesso al Gran Cono. Fino a nuova comunicazione sono interrotte tutte le visite guidate alla rete sentieristica del Parco, da qualunque versante, comprese quelle pomeridiane e serali.

L’ipotesi di dolo e le parole del sindaco

Il sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri, ha parlato di una notte «molto critica», spiegando che il vento inizialmente spingeva le fiamme verso il cratere, ma successivamente le ha dirette verso valle, in direzione delle abitazioni. «Abbiamo avuto paura, ma i mezzi da terra hanno garantito l’incolumità di tutti», ha detto, precisando che la distanza dalle case era di qualche chilometro e non si è reso necessario alcuno sgombero. Il rogo ha distrutto un’area di circa un ettaro, alle spalle dello stadio comunale, «la parte di vegetazione più bella, amata da chi vive questa montagna». Pur non potendo confermare con certezza l’origine dolosa, Ranieri non esclude questa ipotesi, ricordando gli incendi del 2017 «dove vi fu la mano criminale».

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