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Elezioni ad Angri: il trionfo del parolismo e dei candidati “usa e getta”

Tra cliché riciclati e stereotipi stantii, gli elettori scelgono la banalità, per poi lamentarsene già dopo poche settimane.

La retorica che travolge la città

Ad Angri, ma non solo, l’appuntamento elettorale amministrativo somiglia sempre più a uno spettacolo teatrale. Non conta la sostanza: vince chi sa tessere alleanze, mettere insieme gente ma anche frasi suggestive, chi padroneggia slogan ripetibili e “idee” che in realtà sono solo caduche aspettative. I cittadini applaudono le parole, mentre i problemi concreti restano stipati nell’ombra. Il vero programma resta invisibile: esiste solo nella forma di un “non programma” elegante, venduto come novità ma privo di contenuti reali, prevale la retorica che travolge la città.

Cliché, stereotipi e il culto della banalità

Durante la campagna elettorale tutto si riduce a riciclare cliché e stereotipi: chi ha amministrato pare più interessato a far sorridere e rassicurare che a cambiare qualcosa. Gli stessi luoghi comuni vengono passati di mano in mano come fossero reliquie politiche. E il pubblico li applaude, scegliendo candidati che non disturbano la loro idea rassicurante della politica, candidati banali ma “facili da capire” istagrammabili, tiktoccabili e fesibuccabili.

Delusione lampo

Il risultato è prevedibile: pochi giorni dopo l’elezione, la stessa gente che ha votato per la banalità inizia a lamentarsi. Le promesse svaniscono, il parolismo regna e la città resta intrappolata in un loop di frasi vuote e attese tradite. Angri poi diventa, quella dell’ultimo decennio. Un teatro perfetto della politica usa e getta: entusiasmo iniziale, delusione immediata, e poi tutto ricomincia nel solco di polemiche e rimugini.

Il rischio del consenso anestetizzato

Finché la politica sarà giudicata solo dalla capacità di parlare, di fare comodo, al “piacerismo” e non dalla capacità di agire, Angri, ma come altrove, continuerà a eleggere comparse invece di leader. La città rimarrà prigioniera di slogan, frasi fatte e “programmi” che spariscono come neve al sole. Il cambiamento reale sarà impossibile finché il parolismo continuerà a sedurre più della competenza.

Forse Angri merita di più delle parole vuote: meriterebbe cittadini capaci di leggere tra le righe e politici disposti a misurarsi con la realtà, non solo con la loro abilità di recitare ma anche addentrasi nei vasi comunicanti di un “paese che non c’è”.

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Luciano Verdoliva
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