Il pomodoro come archetipo culturale
In questo scorcio di fine settembre il calendario di molti eventi delle cittadine dell’agro nocerino sarnese torna a tingersi del rosso vivo del pomodoro San Marzano. Non si tratta di un semplice frutto o verdura, ma di un vero e proprio archetipo culturale, un simbolo che trascende la mera funzione alimentare per incarnare valori di identità, resilienza e appartenenza. La sua celebrazione nelle sagre paesane non è soltanto occasione di convivialità, ma un vero rito collettivo che rievoca le radici contadine e le trasfigura in patrimonio condiviso.
Tra crisi produttive e resilienza territoriale
La campagna di trasformazione che si sta concludendo ha mostrato tutte le fragilità di un comparto agricolo messo a dura prova, non solo dalle oscillazioni economiche globali, ma anche dagli effetti sempre più invasivi dei cambiamenti climatici. Eppure, proprio in questo scenario incerto, il pomodoro San Marzano riafferma con potenza la sua centralità, rinnovando la capacità di resistere e reinventarsi di un territorio che fa dell’agricoltura non solo un settore economico, ma sempre più un presidio identitario.
Le sagre come liturgia laica
Da Nocera Inferiore fino a San Marzano sul Sarno, i prossimi fine settimana di settembre saranno scanditi da un fitto calendario di sagre che si configurano come vere liturgie laiche. Il pomodoro, cucinato nelle sue molteplici declinazioni, diventa l’elemento sacrificale che unisce generazioni, linguaggi e memorie. Dai sughi semplici delle cucine popolari alle elaborazioni più raffinate che sono state riprese e rielaborate anche delle cucine stellate, il San Marzano diventa così un ponte tra passato e futuro, tra ruralità e globalizzazione.
La sociologia dell’alimentazione e il culto del rosso frutto
Dal piatto povero alla cucina stellata
Non si può dimenticare che molte delle ricette che oggi prevalgono nelle carte dei ristoranti stellati sono retaggio e radici nella semplicità delle cucine rurali. La passata, il ragù, la salsa fresca: preparazioni nate come espressioni di economia domestica, oggi rivalutate e subliminate in creazioni di alta cucina. In questo passaggio si coglie la parabola di un territorio che, pur ferito da crisi e contraddizioni, continua a generare innovazione proprio a partire dalle sue radici più sane e tradizionali.
Il San Marzano come capitale simbolico
Parlare del pomodoro San Marzano significa evocare una geografia culturale che va ben oltre la produzione agricola. È il racconto della costruzione di una capitale simbolica dell’alimentazione, dove questo frutto diventa ambasciatore del territorio, strumento di marketing identitario e fattore di coesione sociale. Le sagre che ne celebrano il ritorno sulle tavole non sono solo eventi gastronomici, ma spesso quelli più articolati sono luoghi di narrazione collettiva in cui una comunità intera si riconosce e si auto rappresenta.
Una festa che è memoria e futuro
Ecco perché il ritorno del pomodoro San Marzano al centro delle sagre non può essere letto come un fenomeno effimero, ma come un atto di memoria e, insieme, di progettualità. È la celebrazione di un passato contadino che continua a fornire strumenti e spunti per interpretare il presente e immaginare il futuro che, tra sostenibilità, cambiamenti climatici e nuove esigenze di mercato, non potrà prescindere dalla capacità di preservare e valorizzare il frutto per antonomasia che questo territorio possiede: il rosso inconfondibile ed emblematico del “rosso pomodoro”.
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