Sangue e dolore sulle strade
La notte, nell’agro nocerino sarnese, continua a trasformarsi in una falce che recide giovani vite. Si piange ancora per Giuseppe, diciannovenne di Sarno, morto in un tragico impatto nell’area industriale di via Ingegno, quando un’altra famiglia viene travolta da un simile e insopportabile dolore. Poche ore fa la Nazionale tra Angri e Scafati è diventata tragico scenario di un nuovo incubo: Francesco Pio, coetaneo di Giuseppe, è stato travolto e ucciso da un’auto. Due destini spezzati a distanza di giorni, due famiglie condannate alla disperazione. Un elenco che si allunga, un rosario di nomi che dovrebbe cessare, non esistere più.
Il dramma dei controlli assenti
Il ripetersi di queste tragedie interroga le coscienze. Troppe strade restano prive di adeguata sorveglianza, troppi conducenti imprudenti trasformano la notte in un’arena di azzardi, al volante con velocità folli, distrazioni e talvolta sotto effetto di sostanze. Non bastano le campagne di sensibilizzazione, non bastano i fiori lungo le carreggiate: serve una strategia di presidio reale ed efficace. L’assenza di controlli sistematici dopo le 21 della sera lascia un pericoloso vuoto dove si annida l’incoscienza assassina di chi guida senza timore di sanzioni.
Leggi da rivedere, pene da rendere effettive
C’è un’urgenza che supera la retorica: rafforzare le leggi, inasprire le pene, ma soprattutto garantire che vengano applicate con continuità. Troppo spesso i procedimenti si arenano in formalismi, lasciando impuniti comportamenti criminali al volante. L’intricato percorso giudiziario riduce la forza deterrente delle sanzioni e genera un senso di ingiustizia che pesa sulle famiglie delle vittime. Resta irrisolta anche la questione dell’educazione alla guida, troppo fragile nelle scuole e negli altri ambiti di vita, incapace di instillare nei più giovani un rispetto consapevole per la strada come spazio condiviso.
Qui non si tratta di invocare un coprifuoco, ma di immaginare un nuovo modello di convivenza stradale: più pattuglie visibili, più tecnologie di controllo, più giustizia concreta. Perché ogni notte senza presidi diventa un rischio, e ogni nome che si aggiunge all’elenco dei caduti è un doloroso grido che l’Agro non può più sopportare e piangere.