spot_img
spot_img

Leggi anche

Altro ancora

Angri. Le Regionali: il PD rilancia la politica contro il nullismo

Le elezioni regionali mostrano un ritorno alla politica di sostanza. Ad Angri, il PD si oppone al populismo e rilancia la militanza.

La fine della politica da aperitivo

Angri. Queste elezioni regionali hanno già fornito un primo, eloquente segnale: la voglia di riportare al centro i partiti tradizionali, quelli che costruiscono visioni e programmazioni, e non solo profili social e brindisi elettorali. È il ritorno, forse timido ma concreto, alla politica autentica — quella delle competenze, delle filiere istituzionali, del confronto. Un ritorno che stride con la deriva folkloristica di chi scambia la militanza per un palcoscenico e il consenso per un filtro Instagram.

I candidati da selfie e la bocciatura annunciata

La corsa alle liste regionali ha svelato il volto grottesco di un certo modo di intendere la politica: quello dei bivacchi davanti alle sedi di partito, dei selfie con la segreteria sullo sfondo, del populismo, delle candidature mendicate in ogni direzione possibile. Ma i “candidati per caso”, per mutuare una metafora calcistica, sono stati bocciati già ai preliminari. La politica vera, quella consistente, non si improvvisa: si costruisce, si elabora, si condivide.

Il caso Angri e la riscoperta della militanza

Ad Angri, il Partito Democratico sembra aver scelto da tempo questa rotta. Pochi militanti, ma tenaci, animati da idee chiare e dal coraggio di avviare un processo e un percorso complesso, quello della ricostruzione di una classe politica annientata in undici anni di nullismo amministrativo targato Cosimo Ferraioli. Un’epoca che ha prodotto più dubbi che risultati e che oggi mostra tutti i suoi limiti anche nel consenso popolare.

Il rifiuto delle candidature ibride

Il PD cittadino ha detto un no deciso alla candidatura di una esponente proveniente dalla cultura di centrodestra, parte integrante di un’amministrazione in bilico tra le contraddizioni e un bilancio di fine mandato ancora sospeso nel vuoto, che ha prodotto seri danni sociali. Una scelta di coerenza che ha rianimato, con un rinnovato orgoglio, un meccanismo sopito: quello della partecipazione attiva, della voglia di discutere e costruire, dopo anni di apatia imposta dal potere personale e accentrato del sindaco, sempre più attratto dalle sirene sovraniste e anti europeiste.

Una città in cerca di politica, non di spettacolo

La bocciatura della “candidata per caso” alle regionali ha squarciato il velo. Ad Angri, tra un aperitivo e un selfie, riemerge la consapevolezza che la città ha bisogno di partiti veri: il Partito Democratico, certo, ma anche Forza Italia, Fratelli d’Italia, i socialisti e il Movimento 5 Stelle — tutte forze con una tradizione di militanza reale e una storia ben definita devono ampliare questa scelta democratica e allargata alla base.

Forse da qui, dal confronto tra culture politiche differenti ma radicate, può rinascere una classe dirigente capace di restituire dignità a una città troppo a lungo mortificata e amministrata con saccenza, leggerezza, auto referenzialità e vanità.

Allagamenti tra Angri, Pagani e Scafati: la verità nascosta sotto le strade

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
Luciano Verdoliva
Luciano Verdoliva
Luciano Verdoliva

Articoli popolari