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Terremoto! Le città vecchie e fragili dell’Agro Nocerino Sarnese

Gli sciami sismici evidenziano la fragilità di un territorio cementificato dove mancano safety zone e piani urbanistici post-sisma adeguati.

Il territorio che trema ancora

Il Terremoto, “trascorso” ma mai passato. Le città dell’Agro nocerino sarnese, antiche e urbanisticamente vecchie, stanno tornando a tremare. Gli ultimi sciami sismici che hanno colpito l’area hanno messo in evidenza la fragilità strutturale di interi quartieri, in particolare degli enormi condomini costruiti negli anni del boom edilizio e già duramente provati dal terremoto del 23 novembre 1980.

L’agglomerato urbano continuo

Da Scafati a Nocera Superiore, passando per Angri e Pagani, la pianura è ormai un unico agglomerato di cemento, una distesa continua di fabbricati che si accavallano senza soluzioni di respiro urbano. Le città si sono saldate tra loro attraverso strade, quartieri e zone cementificate, dove ogni sussulto della terra riporta alla mente il problema della sicurezza e dell’integrità di edifici nati spesso senza una vera pianificazione antisismica, molti retaggio edilizio tra il periodo post bellico e quello post sismico degli anni ottanta.

L’assenza di visione post sisma

Il sisma del 1980 avrebbe dovuto rappresentare una chiave di svolta. Invece, i principi di ricostruzione programmata, zonizzazione sismica e pianificazione resiliente — fondamentali nell’urbanistica post disastro — non hanno mai trovato piena applicazione ne una efficace sintesi. Gli anni successivi hanno visto crescere edifici senza spazi di fuga, senza “safety zone” nei quartieri più snelli e vivibili, e senza un piano di emergenza diffuso nella popolazione.

Agglomerati letali e paura collettiva

Oggi, queste città si presentano come agglomerati letali, dove ogni scossa riaccende cattivi pensieri e produce un senso diffuso di destabilizzazione emotiva edi insicurezza. Il primo istinto, di fronte al tremore della terra, è quello di fuggire. Ma la domanda resta drammaticamente sospesa: fuggire, sì, ma dove?

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Luciano Verdoliva
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