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Vesuvio in fiamme: esercito e protezione civile intervengono

Oltre 500 ettari di vegetazione distrutti, vigneti in cenere e un’emergenza che ricorda l’estate nera del 2017.

Un fronte di fuoco lungo tre chilometri

Il Vesuvio brucia ancora, e il rogo non mostra segni di cedimento. Le condizioni climatiche, con temperature elevate e vento variabile, alimentano le fiamme, mentre un fronte di circa tre chilometri sta divorando il fianco del vulcano. Già 500 ettari di vegetazione sono andati in fumo, con fiamme che nella notte hanno sfiorato l’abitato di Terzigno, costringendo centinaia di residenti a trascorrere ore di apprensione in strada.

L’incendio, visibile persino dai satelliti, ha costretto alla chiusura dei sentieri turistici e degli accessi alla cima. La colonna di fumo si erge per decine di chilometri, v

isibile da Napoli e Pompei, mentre cenere e frammenti carbonizzati si depositano sulle case di diversi comuni vesuviani.

La mobilitazione straordinaria della Protezione civile

L’appello del governatore Vincenzo De Luca per il riconoscimento dello stato di mobilitazione nazionale della Protezione civile è stato accolto dal ministro Nello Musumeci, che ha decretato l’intervento straordinario del Servizio nazionale. Questo permetterà di coordinare le operazioni e di inviare uomini e mezzi anche da altre regioni.

Sul campo operano sei Canadair della flotta nazionale e quattro elicotteri della Regione Campania, affiancati da oltre cento tra vigili del fuoco, volontari e forze dell’ordine. Un impegno imponente che, seppur efficace nel contenere i danni alle abitazioni, non è ancora sufficiente a domare le fiamme. Il timore è che un cambio di vento possa spingere il fronte verso aree densamente abitate.

Le parole del sindaco: “Scenario apocalittico”

“Abbiamo vissuto momenti di grande paura – ha raccontato il sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri – quando il vento ha iniziato a spingere il fuoco verso le case. Solo il lavoro instancabile di volontari e vigili del fuoco ha evitato il peggio”. Per ora non si segnalano feriti, ma la minaccia resta concreta.

L’Esercito è stato chiamato a supportare le polizie locali per la viabilità, il rifornimento delle autobotti e le operazioni di contenimento del fronte. Sul posto anche il prefetto di Napoli Michele di Bari, il presidente del Parco nazionale del Vesuvio Raffaele De Luca e il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, in costante contatto per il monitoraggio dell’emergenza.

Vigneti e biodiversità in pericolo

Oltre alla perdita di macchia mediterranea, l’incendio sta distruggendo anche vigneti pregiati e aree di interesse turistico, compromettendo l’economia locale e la biodiversità. Il ricordo corre inevitabilmente all’estate del 2017, quando un rogo di proporzioni analoghe devastò il Vesuvio e fu accertata la natura dolosa dell’evento.

Anche stavolta, i sospetti puntano verso la mano dell’uomo: secondo i cittadini di Terzigno, piccoli focolai erano stati segnalati già cinque giorni prima, senza che si intervenisse con la dovuta urgenza.

Un’estate di incendi in Campania

L’emergenza del Vesuvio si inserisce in un contesto regionale preoccupante. Dal 15 giugno, la Protezione civile ha contato 1.060 incendi in Campania, con oltre 2.500 ettari di territorio ridotti in cenere. Le ondate di calore previste nei prossimi giorni rischiano di aggravare ulteriormente il quadro, rendendo ancora più difficile il lavoro di uomini e mezzi.

Oggi, tra le lingue di fuoco e il cielo annerito, si consuma una ferita profonda per il territorio vesuviano. Una ferita che non riguarda solo il paesaggio, ma anche la salute dei cittadini, la memoria storica e il futuro economico di un’area unica al mondo.

Vesuvio che arde: “ci uccidete un disastro alla volta”…

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