Sant’Antonio Abate: il presidio diventa regola
A Sant’Antonio Abate, la sicurezza non è concetto astratto, ma diventa azione concreta. Nelle scorse sere gli agenti della Polizia Municipale hanno sanzionato giovani che infrangevano il divieto di accesso con biciclette elettriche e monopattini all’interno del Parco della Gentilezza, mentre fuori venivano fermati i conducenti di motorini che sfrecciavano a velocità pericolose nelle strade limitrofe.
La presenza contemporanea degli assessori Antonio Afeltra, Martino Abagnale, Tobia Manfuso e Catello Di Risi, a supporto delle operazioni, ha mandato un messaggio chiaro: il parco non è una pista da corsa né un’arena di anarchia urbana. Ai trasgressori è stato imposto di spostare subito i mezzi fuori dall’area, con l’impegno a intensificare i controlli anche insieme ai Carabinieri.
L’obiettivo, come sottolineato dalla sindaca Ilaria Abagnale, è preservare un luogo dedicato a famiglie, bambini e anziani, insegnando ai giovani il rispetto delle regole e garantendo che chi cerca il caos non trovi più spazio.
Angri: la vigilanza a tempo determinato
Ad Angri, invece, succede l’opposto: la strategia di controllo appare più fragile e limitata nel tempo. L’amministrazione ha istituito dal 1° agosto al 31 ottobre un servizio di “vigilanza temporaneo” nella villa comunale, con orario 18:00-22:00, per prevenire episodi di microcriminalità e disturbo della quiete pubblica.
Se da un lato si tratta di un passo minimo e obbligato verso la sicurezza, dall’altro è evidente che la misura non copre né il resto della giornata né altre aree sensibili della città. E mentre sui social fioccano segnalazioni di comportamenti incivili, disordini e reiterazioni molti cittadini si ritrovano a dover contattare direttamente le forze dell’ordine per sedare situazioni spesso pericolose.
Il problema reale: un controllo territoriale inesistente. Monnezzopoli.
Ma il nodo centrale delle sicurezza e del controllo per Angri va oltre la sola villa comunale. Manca un piano di vigilanza complessivo capace di coprire l’intero territorio. Questa assenza sta alimentando non solo una diffusa percezione di insicurezza urbana, ma una vera e propria emergenza sanitaria. I conferimenti abusivi di rifiuti — dagli ingombranti ai materiali edili, fino a sacchi di immondizia sparsi agli angoli delle strade — trasformano interi quartieri in discariche a cielo aperto con il proliferare di roditori e altri animali che trovano “humus fertile” nella monnezza tanto da invadere anche i condomini del centro cittadino.
Il fenomeno e il mal costume del conferimento dei rifiuti selvaggi non sono affatto episodi sporadici, ma un’abitudine consolidata, favorita proprio dalla mancanza di controlli costanti e sanzioni efficaci. Le vie periferiche, così come alcune strade centrali, diventano scenari di accumuli maleodoranti, con rischi concreti per la salute pubblica, specialmente nel periodo estivo.
Due città, due visioni
La distanza tra Sant’Antonio Abate e Angri si misura non solo in chilometri, ma nella volontà politica e operativa. Dalla cultura ambientale. Nella prima, il presidio è quotidiano, visibile, coinvolge amministratori e forze dell’ordine; nella seconda, la vigilanza è limitata nel tempo e circoscritta a un solo spazio pubblico, mentre il resto del territorio si avvita in un degrado che nessun servizio “a scadenza” può risolvere.
Se Sant’Antonio Abate manda il messaggio che le regole si rispettano e che la sicurezza è un bene condiviso, Angri rischia di consolidare l’idea opposta: che le regole siano fattori opzionali e che il degrado sia una condizione inevitabile. L’amministrazione lascia scorrere nel pressapochismo.