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Scafati, Avagnano affonda via social: “Non si governa come al bar”

Scafati. Il dissidente richiama la giunta: “Non siamo in una fabbrica di pomodori, ma nella res publica: servono regole, serietà e visione”.

Il consigliere Avagnano usa i social per criticare Aliberti: “Stadio simbolo di dilettantismo. Scafati ha bisogno di serietà e programmazione”.

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Il commento social che scuote la città

A Scafati il duello Avagnano Aliberti si rialimenta. Non una nota ufficiale, non una conferenza stampa, ma un commento social carico e penetrante. È da lì che Gennaro Avagnano, consigliere comunale dissidente, ha scelto di lanciare il suo ennesimo atto d’accusa contro l’amministrazione di Pasquale Aliberti. Un post amaro, intriso di sarcasmo e disillusione, che ha subito attirato l’attenzione dei cittadini e scatenato il dibattito online.

Continuano ad amministrare Scafati senza una visione, senza una programmazione futura – scrive Avagnano –. E mettono in campo quasi sempre procedure da dilettanti allo sbaraglio, alle quali purtroppo i dirigenti sono costretti a prestarsi”.

Il nodo dei lavori allo stadio

Lo sfogo prende spunto dalla vicenda dei lavori di riqualificazione dello stadio, per un importo complessivo di 680 mila euro. “Sul caso stadio non era assolutamente difficile fare tutto per bene e in ordine, come la legge vuole e prevede – sottolinea –. Invece si è preferito ridurre il tutto a una corsa contro il tempo, senza capo né coda”.

Il consigliere non risparmia una stoccata sulle cifre: “Si parla di 680 mila euro, non di 900. Ma il vero problema è che la procedura si poteva e si doveva fare secondo i criteri di legge, senza zone d’ombra”.

Il paragone tagliente

A rendere il commento social ancora più incisivo è la metafora con cui Avagnano descrive il modo di amministrare della giunta: “Quando si amministra la res publica non si è né al bar, né nella fabbrica di pomodori. Chi ha avuto la fiducia del popolo lo sa fin troppo bene, o almeno dovrebbe”.

Un’immagine volutamente provocatoria, destinata a far discutere e che mette in luce l’accusa principale: l’improvvisazione e l’assenza di metodo.

L’appello amaro

Il post termina con un invito che suona come una sfida: “La si smetta di navigare a vista e ci si occupi di più della città con amore vero. Servono programmazione e responsabilità, non decisioni occasionali o urgenti prese all’ultimo momento”.

Parole dure, che rimbalzano dai social alla piazza politica, segnando un altro capitolo di tensione interna ormai ai limiti. Perché a Scafati, ormai, i contrasti non si consumano più solo nell’aula consiliare, ma soprattutto nel terreno digitale dei commenti e dei post che diventano veri atti politici e proclami bellici a tutti gli effetti.

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