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Sestante.tv. Un anno dopo: il nostro giornalismo con il punto TV

Dalla cronaca liquida ai contenuti audiovisivi: un anno di giornalismo pensato per distinguersi dal rumore dei social e della rete.

Un anno di svolta

Sestante.tv. Dodici mesi fa è iniziata una scommessa: dare vita a uno spazio editoriale diverso, capace di distinguersi dal frastuono dei social. Non volevamo solo ripetere le notizie che corrono sul web, ma proporre uno sguardo nuovo: più sobrio, meno gridato, più attento alla realtà dei fatti e ai loro riflessi sulla comunità.

La forza dell’audiovisivo

La scrittura è stata affiancata fin da subito dal linguaggio audiovisivo. Non per moda, ma per necessità: oggi la televisione tradizionale ha ceduto il passo a schermi portatili e piattaforme digitali. Per questo il suffisso .TV non è un vezzo, ma una dichiarazione d’intenti: fare giornalismo multimediale, capace di parlare per immagini, suoni e parole.

Orientarsi come con un sestante

Il giornalismo che immaginiamo è come un sestante. Non indica una rotta obbligata, ma offre punti di orientamento. In un oceano di notizie veloci e frammentarie, il nostro compito non è aggiungere rumore, ma dare senso, aiutare a leggere ciò che accade, mostrando le connessioni e le conseguenze.

Oltre la cronaca quotidiana

Abbiamo scelto di non fermarci alla cronaca. Non basta dire cosa è successo: occorre capire perché è successo e cosa potrà significare. In questo rallentare il tempo della notizia, in questo cercare profondità senza perdere sintesi, si trova la cifra di un giornalismo che vuole resistere al consumo istantaneo.

Essenziali ma mai banali

La regola è stata chiara: essere brevi, ma mai superficiali. Ogni parola deve avere peso, ogni immagine un significato, ogni video un contenuto necessario. Una sfida difficile, ma indispensabile per parlare a un pubblico che ha sempre meno tempo e sempre più bisogno di qualità.

Guardare sempre al futuro

Un anno dopo, la strada è ancora davanti a noi. C’è ancora la voglia di continuare a sperimentare modelli narrativi, a raccontare, a costruire un’informazione che non urla ma che pensa, che non si piega alla fretta ma che resiste, cercando sempre un orizzonte più lontano usando il “sestante”.

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