Tra sagre e politica da palcoscenico
Anime buone in giro per l’agro non sembrano trovarsene. Tra sagre paesane, feste patronali, liturgie civili e cortei per Gaza, l’agro nocerino sarnese si avvia a vivere un periodo pre – elettorale di forte intensità, come non accadeva dall’autunno del 2020. Per le imminenti “Regionali” le piazze tornano a riempirsi di appuntamenti e di parole, mentre dietro le quinte si compone la “line up” dei candidati: alcuni si aggrappano a buoni propositi scritti come letterine, altri si lasciano guidare da un social media manager, altri ancora cercano una legittimazione politica che tarda ad arrivare.
Le contraddizioni di un territorio
Dietro le apparenze, restano intatte le fragilità strutturali di un territorio che soffre un inquinamento ambientale cronico, un tessuto urbano privo di sicurezza e una mancanza assoluta di connessione tra i comuni dell’area, incapaci di costruire una rete di azione condivisa. Il risultato è una politica che continua a proporre soluzioni isolate, raramente convergenti, mentre i cittadini continuano a pagare il prezzo di una visione mancata.
Province svuotate, regione onnipresente
Con le province delegittimate e svuotate di ogni reale potere, l’unico interlocutore degli enti comunali resta la Regione, che assume il ruolo di arbitro e unico centro decisionale. Una centralizzazione che ha lasciato sul campo macerie: edilizia scolastica precaria, strade ridotte a gruviera che mietono vittime innocenti, e un sistema sanitario regionale che, dopo anni di commissariamenti, continua a faticare a ritrovare equilibrio e capacità di garantire cure adeguate.
Cittadini trattati da comparse
L’agro nocerino sarnese sembra ridotto a un immenso quartiere dormitorio, popolato da cittadini trattati come comparse, senza voce e senza diritti pienamente riconosciuti. Alla mancanza di una visione politica si somma l’assenza di competenza da parte di gran parte degli amministratori comunali: un deficit che rende il territorio fragile e incapace di ribaltare il destino di periferia permanente.
Una vigilia che sa di déjà-vu
Alla vigilia delle prossime sfide elettorali, lo scenario appare un déjà-vu: proclami senza radici, amministratori senza competenze e cittadini costretti ancora una volta a scegliere tra nomi più che tra idee. Nel frattempo, i problemi reali – dall’ambiente alla salute pubblica, dalla sicurezza al lavoro – restano questioni sospese, come tale resta la speranza di un’agenda politica che sappia finalmente guardare oltre il campanile.
In questo scenario, la politica del fare si riduce a un’illusione fatta di selfie inaugurali, di cantieri eternamente incompiuti e di conferenze stampa dai toni trionfalistici che non resistono alla prova della realtà. La politica locale continua a confondere comunicazione con azione, promessa con progetto, propaganda con governo. La conseguenza registra una dato sconfortante: una comunità tenuta in ostaggio da concetti effimeri e da amministratori che recitano la parte dei protagonisti, ma che nei fatti sono terribilmente comparse di un copione logoro.
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