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Angri fuori dall’Europa: il diktat di Cosimo Ferraioli

Trasformismo, ideologie mutevoli e un legame interrotto con Regione e UE hanno costretto Angri a undici anni di marginalità e isolamento

Trasformismi e nuove adesioni

Definire “fuori dall’Europa” la condizione di Angri potrebbe sembrare un eufemismo, ma la realtà è ancora più complessa. Il sindaco uscente Cosimo Ferraioli, ormai proiettato verso nuovi orizzonti politici, in poco meno di un decennio ha attraversato trasformazioni ideologiche radicali e discutibili: dall’approdo al Partito Democratico, che nel 2015 lo condusse alla vittoria, alla successiva adesione, seppure laterale, alla Lega di Salvini, fino alla svolta sovranista con Democrazia Sovrana Popolare, guidata da Francesco Toscano e Marco Rizzo.

La rottura con Regione ed Europa

Da sempre critico verso le filiere istituzionali, Ferraioli nel corso dei suoi mandati ha interrotto i rapporti con la Regione Campania e spesso si è scontrato con il governatore Vincenzo De Luca. Una scelta determinante che ha escluso Angri da quasi tutte le graduatorie regionali e comunitarie per l’accesso ai fondi comunitari. La recente adesione alla dottrina anti europeista ha consolidato questa linea, malgrado le contraddizioni: più volte lo stesso Ferraioli ha riconosciuto che i pochi risultati raggiunti sono stati possibili proprio grazie a fondi europei.

Una città ai margini

Democrazia Sovrana Popolare viene spesso definita “rosso – bruna”: un miscuglio tra il comunismo duro di Rizzo, l’anti – elitismo radicale e posizioni che attraggono anche la destra neofascista. È un movimento che rifiuta la Nato, l’Unione Europea, le multinazionali e la finanza globale.

“Il nostro obiettivo è spezzare le catene dell’imperialismo americano”, ha ribadito più volte Marco Rizzo, chiarendo la visione geopolitica del movimento. Ferraioli ha mutuato questi paradigmi ideologici anche perché sintetizzano bene il suo pensiero mutuante.

L’isolamento che pesa sulla città

Dopo undici anni di isolamento, Angri paga un prezzo alto in termini di crescita e qualità della vita sociale e urbanistica sulla quale è meglio non soffermarsi adesso. Toccherà sicuramente al prossimo sindaco ricostruire un articolato tessuto di relazioni istituzionali per riportare la città al centro delle opportunità. Oggi Angri rischia di essere, come direbbe un qualunque osservatore medio, “un paese che non c’è”.

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Luciano Verdoliva
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