spot_img
spot_img

Leggi anche

Altro ancora

Campi Flegrei. La riflessione: “Ripensare la geografia della sicurezza”

Ugo Leone propone una strategia di ripopolamento delle aree interne della Campania per ridurre i rischi da eruzione vulcanica.

Un doppio anniversario tra natura e sicurezza

Nel 1995 nacquero sia il Parco Nazionale del Vesuvio che il moderno sistema della Protezione Civile. Una coincidenza simbolica che segnò una nuova attenzione al rischio vulcanico e alla tutela dell’ambiente. Ne furono protagonisti Lucia Civetta, allora direttrice dell’Osservatorio Vesuviano, e Ugo Leone, primo presidente del Parco, che da allora iniziarono a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che il Vesuvio fosse sia un’area naturale da proteggere sia un pericolo da conoscere.

Le origini della “zona rossa” e il piano gemellaggi

A partire dagli anni Duemila, la Protezione Civile cominciò a tracciare le aree di massima pericolosità vulcanica, identificando una prima “zona rossa” nel 2001 con 18 comuni e circa 500.000 abitanti, successivamente estesa nel 2014 a 25 comuni e 700.000 persone, comprendendo anche Barra, San Giovanni a Teduccio e Ponticelli. La risposta pianificata a un’eventuale eruzione resta l’evacuazione, tramite un sistema di gemellaggi con comuni di altre regioni (esclusa la Campania).

I limiti del gemellaggio e la proposta alternativa

In una riflessione pubblicata oggi sulle pagine del quotidiano la Repubblica Napoli, Ugo Leone solleva due interrogativi fondamentali: quanti cittadini sanno dove andrebbero? E quanti comuni “accoglienti” sono davvero pronti? Ma la critica più radicale riguarda la scelta di escludere la Campania dal piano. Una regione che, pur avendo una costa densamente urbanizzata, presenta ampi spazi interni desertificati: 51% collinare, 35% montuoso, solo 14% pianeggiante. Perché non pensare a un ripopolamento stabile delle aree interne?

La nuova geografia della residenza e della prevenzione

L’ipotesi è quella di un trasferimento volontario, incentivato, preventivo e definitivo. Un cambio strutturale che ridefinisca residenze, servizi, mobilità e lavoro, trasformando il rischio in occasione di rigenerazione demografica e sviluppo territoriale. Un’operazione che va pianificata ora, durante il “sonno” del Vesuvio, e sfruttando la natura bradisismica (e meno eruttiva) del rischio flegreo. In questa prospettiva, i gemellaggi forzati appaiono soluzioni temporanee e parziali, mentre la Campania interna può diventare una nuova casa, pensata per offrire una vita migliore e più sicura.

Primo Maggio, lavoro e formazione: nuove sfide sociali

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img

Articoli popolari