Figura storica
Angri si stringe con profonda commozione nel saluto al Cavaliere Vittorio Scoppa, maestro pasticciere e figura storica dell’imprenditoria locale, fratello del compianto Angelo, scomparso solo pochi mesi fa. Vittorio fu figura apprezzata per la sua maestria, capace di unire tradizione, rigore e umanità.
Un artigiano autentico
Per decenni, il suo laboratorio è stato un vero punto di riferimento: non solo per chi cercava un dolce raffinato, ma anche per chi, nei suoi prodotti, ritrovava l’infanzia, un gesto d’amore, l’aroma delle feste di una volta. Un artigiano unico e originale, rimasto fedele alla pasticceria tradizionale, che non ha mai ceduto alle logiche del profitto facile o alle mode del momento.
Il ricordo di quel laboratorio

Anche se da anni nei locali storici, grazie all’impegno dei suoi figli, Angelo e Mario ora c’è un apprezzato pub, il nome di Vittorio e la memoria di quel laboratorio restano vivi nell’immaginario collettivo: simbolo dell’identità dolciaria angrese, tramandata con passione e dignità. Oggi, una pasticceria ad Angri è ancora gestita da un nipote che porta con orgoglio il suo nome: Vittorio Scoppa.
Il suo non era solo un mestiere, ma una vocazione. Chi varcava la soglia della sua pasticceria veniva accolto con un sorriso discreto e la cura meticolosa che solo chi ama profondamente il proprio lavoro sa offrire. I suoi dolci parlavano di lui: precisi, sinceri, senza eccessi, ma sempre ricchi di anima.
Identità assoluta
Nel ricordo di Vittorio c’è anche il racconto silenzioso di una generazione di artigiani che ha saputo fare grande Angri, conservandone lo spirito autentico anche nei cambiamenti. La sua figura rappresentava un ponte tra passato e presente, tra memoria e identità.
La comunità lo ricorda con affetto
La comunità lo ricorda oggi con profonda gratitudine e sincero affetto, stringendosi attorno alla famiglia in questo momento di dolore. Il suo esempio continuerà a ispirare e a vivere nei cuori di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo.
“Non è di mia competenza”: la PA che si smarrisce