La polemica
La questione Acse torna ad alimentare il dibattito politico di Scafati. Dopo la nota della società partecipata, che dal proprio profilo ufficiale ha annunciato di “riservarsi le più opportune iniziative nelle competenti sedi a tutela della propria immagine e reputazione”, il consigliere comunale di Scafati Arancione, Francesco Carotenuto, risponde a tono.
Le accuse di Carotenuto
“Stupisce non poco la comunicazione ufficiale dell’Acse”, scrive Carotenuto, “che parla di dichiarazioni diffamatorie e denigratorie senza citare nemmeno il nome del consigliere responsabile”. E aggiunge: “Se la società ritiene di aver agito sempre con trasparenza, non si comprende perché non abbia agito nell’immediatezza dei fatti, denunciando direttamente il consigliere”.
La provocazione
Con sarcasmo, Carotenuto rilancia: “A questo punto potrei anche essere io. Io che costantemente presento interrogazioni e accessi agli atti. Se questo dovesse minare la reputazione della partecipata, che il legale rappresentante venga a denunciarmi”. Una sfida ironica che diventa anche un atto politico: “Anzi, sarei ben lieto di accompagnarlo in caserma, perché non ho fatto altro che svolgere il mio ruolo di consigliere che vigila sull’operato di una società a capitale pubblico, ovvero dei cittadini”.
Il nodo della trasparenza
Il bersaglio dell’attacco non è solo la minaccia legale, ma la gestione della partecipata: “La partecipata Acse, invece di intervenire in un contesto politico, ben farebbe a rispondere celermente agli accessi agli atti e a sgomberare il campo da ogni dubbio con documentazione alla mano. Sarebbe sicuramente più efficace e produttivo rispetto al riservarsi di adire l’autorità giudiziaria”.
La stoccata finale
Chiusura tagliente per la nota social: “E si risparmierebbe anche di affidare l’incarico a un avvocato”. Una frase che, in effetti, riassume l’accusa di Carotenuto: la partecipata non dovrebbe difendere la propria immagine a colpi di carte bollate, ma dimostrare con i fatti di essere davvero trasparente.
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