Il lungo inverno del sindaco uscente
Angri. Inizia il lungo inverno di Cosimo Ferraioli. Non è un inverno meteorologico, ma politico, fatto di giornate grigie e attese interminabili, in cui il tempo sembra dilatarsi e ogni gesto diventa preludio di un congedo inevitabile. Dopo undici anni trascorsi sulla poltrona più alta del municipio, il sindaco di Angri si avvia verso la primavera delle urne, pronto a consegnare la fascia tricolore a un successore, al momento, più concettuale che somigliante a un candidato in carne e ossa.
Un’eredità a metà
Ferraioli ha rivendicato, a mezzo stampa, in questi giorni una presunta eredità di “importanti opere infrastrutturali” lasciate alla sua città. Parole che, più che illuminare, sembrano gettare ombre. Perché nella memoria collettiva della città quell’eredità appare una questione sfumata, mistificata, intermittente, spesso confinata negli annunci piuttosto che nei cantieri, qualcuno pensato a orologeria. Il dubbio che non fruga la mente, che molti avanzano, è che si tratti più di un esercizio narrativo che di un bilancio tangibile.
Una frattura mai sanata
Il rapporto tra Ferraioli e la cittadinanza non è mai stato idilliaco ed empatico. Una frattura di fondo, mai sanata, nemmeno durante la pandemia, quando il sindaco fu “miracolato” e incoronato dal “coronavirus”, favorito da una serie di circostanze straordinarie e mosse non pertinenti dei suoi avversari che lo riportarono in sella. Quel colpo di fortuna non si è mai trasformato in una vera simbiosi con la cittadinanza, rimasta ai margini di un governo vissuto più come amministrazione dell’ordinario e del familismo che come progettazione del futuro e del “bene comune”.
Il nodo della successione
Oggi Ferraioli tenta di restare a galla, di cercare una continuazione sottotraccia, cercando di individuare un nome spendibile, nuovo, maculato, pescando nella società civile, per dare continuità alla sua azione. Un compito che si annuncia arduo: la scena politica locale sembra avvolta da un cono d’ombra, popolata da figure incerte, da candidature che faticano a imporsi e da un elettorato che appare diffidente e confuso, quasi stanco dopo oltre un decennio di promesse interrotte e di polemiche consumate ma sopratutto temono un nuovo “pacco”.
Una città in attesa
Intanto la macchina amministrativa, ormai in avaria, procede per inerzia, in uno stato che sembra più un fatto di autogestione che una guida consapevole. Uffici e procedure si muovono come ingranaggi senza regia ne indirizzi dettati dal “bene comune”, mentre la città attende un progetto coerente che restituisca senso e direzione.
L’eredità oltre il calendario
Il dopo – Ferraioli, inevitabilmente, richiederà molto più che un nome da candidare. Servirà una visione che superi l’improvvisazione, un gruppo dirigente che abbia si le competenze ma che conosca bene anche la città oltre le sue retoriche, e soprattutto la capacità di colmare quel divario emotivo e politico che in undici anni non è mai stato colmato. Perché se è vero che gli inverni finiscono sempre, questo, ad Angri, rischia di protrarsi ben oltre il calendario meteorologico.
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