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Venite al Presepe con gioia: la lettera del Vescovo Giuseppe Giudice

Il Vescovo Giudice: «Allestire il Presepe in Piazza San Pietro è una sfida e un sano orgoglio per la nostra Diocesi».

«Un dono e una sfida per la nostra Diocesi»

«Allestire il Presepe in Piazza San Pietro, cuore del mondo, è una sfida, un impegno e un sano orgoglio per la nostra Diocesi e per la nostra terra, momento unico e singolare». Così il Vescovo Giuseppe Giudice annuncia la realizzazione del dono al Santo Padre, un progetto avviato durante il pontificato di Papa Francesco e oggi portato a compimento sotto la guida di Papa Leone XIV.

«Venite al Presepe con gioia, al Presepe venite festanti»

La lettera si snoda attorno a un invito ripetuto e pressante: «Venite al Presepe con gioia, al Presepe venite festanti». Il Vescovo ricorda che il presepe, ispirato alla scuola e ai canti di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vuole essere «corale» e coinvolgere «Popolo e Istituzioni» in un cammino comune di fede e speranza.

«Non i sentieri bui, ma le strade di Betlemme»

Il Pastore non dimentica i pericoli del tempo presente: «Avvicinandoci al Presepe, vogliamo abbandonare i sentieri di Erode, le vie buie o lasciate al buio dai figli delle tenebre». E ancora: «No, carissimi, questi non sono sentieri di Betlemme e di luce; sono un Natale rovesciato dove l’umano, casa di Dio, è calpestato, mortificato e annullato, cielo senza stelle».

«Un Natale che sia vera speranza»

Di fronte al Bambino, «c’è posto per tutti e ci siamo tutti, con i nostri sogni e i nostri bisogni». L’invito del Vescovo diventa allora un richiamo forte: «A Roma, nel Presepe dinanzi al Bambino, vogliamo e dobbiamo portare il meglio di noi e della nostra terra; dicendo di no – con coraggio e forza! – a tutto ciò che Natale non è».

La lettera

La lettera di Giuseppe Giudice colpisce per l’uso continuo del discorso diretto, che rende immediato il coinvolgimento del lettore. Il Vescovo sceglie lo stile dell’appello corale, ripetendo parole-chiave come «gioia», «festanti», «luce» e «speranza». L’alternanza tra invito e ammonimento – «Venite al Presepe» e «No, carissimi, questi non sono sentieri di Betlemme» – amplifica la forza del messaggio, trasformando un gesto simbolico in un cammino spirituale e sociale.

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