Elezioni regionali: nell’Agro nocerino candidati numerosi, ma privi di visione e confronto, con cinque anni di scarsa rappresentanza territoriale.
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Un territorio alla ricerca di una voce
Ogni volta che ci avviciniamo alle urne torna alla mente una celebre scena del film Gli onorevoli del grande Totò. Il suo “Vota Antonio” non è soltanto una trovata comica, ma il ritratto perfetto e spietato di un Paese in cui l’improvvisazione diventa regola e ciò che dovrebbe essere provvisorio finisce per trasformarsi in permanente. Un’immagine che, dal post – neorealismo a oggi, in una impressionante continuità riproduce l’amara ironia di una politica spesso incapace di cambiare davvero.
Sembra un paradosso, ma nell’agro nocerino sarnese, area da sempre ricca di energie sociali e politiche, la vigilia delle regionali del 23 e 24 novembre si consuma tra slogan ripetuti e programmi che sanno di déjà vu.
La lista degli aspiranti a un seggio nel consiglio regionale è nutrita, quasi affollata, si sgomita per la visibilità eppure ciò che manca è l’elemento più semplice e necessario: una chiara visione del territorio nella accezione più completa. Una visione capace di guardare oltre l’emergenza quotidiana e di proporre un disegno di lungo periodo per una terra che, di fatto, è ormai una metropoli estesa e inurbata da Scafati a Nocera Superiore, con Nocera Inferiore come baricentro naturale.
Negli ultimi cinque anni l’assenza di consiglieri regionali radicati sul territorio ha prodotto un vuoto di rappresentanza che ha pesato come fortemente su qualunque processo politico. La voce dell’Agro è rimasta flebile nei corridoi di Palazzo Santa Lucia, schiacciata da altri interessi territoriali e incapace di far valere un’agenda autonoma.
Un decennio di De Luca tra luci e ombre
Il lungo decennio di Vincenzo De Luca alla guida della Regione Campania ha lasciato tracce tangibili: dal Master Plan, che ha portato investimenti e progetti di riqualificazione, fino al tentativo di risanamento della sanità regionale, con risultati alterni ma non trascurabili. Tuttavia, l’Agro nocerino ha continuato a convivere con le sue fragilità croniche: un sistema sanitario sovraccarico, un’emergenza strutturale e ricettiva negli ospedali locali e una sensazione diffusa di marginalità rispetto alle grandi scelte regionali.
Accanto alle criticità sanitarie, il territorio sconta anche una condizione ambientale e territoriale preoccupante. Il dissesto idrogeologico colpisce con regolarità le aree più fragili, soprattutto quelle paludose, mentre mancano piani organici di mitigazione del rischio e di protezione delle aree dei Monti Lattari. A ciò si aggiunge una vera emergenza ambientale: inquinamento delle acque, gestione dei rifiuti e degrado urbano continuano a incidere sulla qualità della vita.
La frattura delle rappresentanze locali
Il mosaico politico dell’Agro appare frantumato. I sindaci, pur avendo dato vita a un’assemblea, non hanno saputo costruire un fronte unitario, divisi da ideologie e da strategie localistiche. Così, il territorio si è trovato a gestire “filiere spezzate”, incapaci di incidere realmente sulle politiche regionali. In questo scenario, i candidati al consiglio regionale sembrano più impegnati a portare avanti programmi precostituiti per l’occasione che a confrontarsi sui bisogni reali delle comprensorio agro.
“Non basta la buona volontà – si mormora nei consigli comunali dell’Agro – servono interlocutori autorevoli, capaci di difendere interessi comuni e di sfidare i palazzi del potere regionale”. Ma di questi interlocutori, al momento, non vi è traccia.
La sfida dei prossimi candidati
La prossima tornata elettorale dovrebbe segnare una svolta. Servono candidati radicati, pronti ad assumersi la responsabilità di dare priorità vere: dalla sanità territoriale alla sicurezza idrogeologica, dalle infrastrutture materiali a quelle immateriali, fino alla costruzione di un sistema di mobilità moderno e integrato. È l’occasione per uscire dall’isolamento e proporre un’agenda dell’Agro, che vada oltre i confini dei singoli comuni e guardi all’area vasta come a una città metropolitana di fatto.
Non sarà facile: i programmi finora presentati lasciano intravedere più volontà di posizionamento politico che di reale cambiamento. Tuttavia, l’elettorato dell’Agro chiede un salto di qualità, una rappresentanza che non si esaurisca nel consenso raccolto, ma sappia trasformarsi in progettualità continuativa e concreta.
Una chiusura che guarda oltre
L’Agro nocerino, stretto tra emergenze quotidiane e potenzialità inespresse, è un laboratorio politico ed economico che potrebbe aspirare a diventare anche un precipuo motore del Mezzogiorno. Per raggiungere questo obiettivo, però, non bastano candidati che riempiano i manifesti: servono consiglieri capaci, con vedute e competenze, di costruire un futuro condiviso, liberi dagli slogan, dal becero clientelismo e dalle divisioni sterili. Le elezioni di novembre saranno un banco di prova decisivo per testare la maturità dell’elettorato 3.0, quello che staziona sui social media, che si informa. Se questo territorio non troverà voce, rischia di restare spettatore delle scelte regionali, invece che protagonista del proprio destino.
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