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Angri. Sarno fiume verde acido denuncia la nuova situazione Eugenio Lato

Eugenio Lato denuncia un nuovo sversamento nel Sarno, definito “veleno a cielo aperto”, criticando duramente promesse politiche e immobilismo istituzionale.

Il Sarno torna verde fosforescente. Lato attacca la politica regionale: promesse disattese, assenza di interventi concreti e cittadini lasciati soli.

Un fiume verde fosforescente che inquieta la città

Angri. Il fiume Sarno, ancora una volta, appare intriso di un verde acido innaturale. Le immagini condivise dal Movimento Fonte CivileStay Angri da Eugenio Lato, storico attivista ambientale di Angri, hanno scosso in poche ore l’intero Agro Nocerino Sarnese, riportando al centro del dibattito pubblico l’ennesima emergenza ambientale. L’acqua, descritta come “un veleno a cielo aperto”, appare densa, torbida, quasi brillante nella sua anomalia, attirando sconcerto e indignazione ma anche qualche dubbio che si possa trattare di traccianti per individuare scarichi abusivi.

L’ira di Lato: “Il Sarno trattato come una fogna”

Lato non usa giri di parole. La sua denuncia è un flusso diretto, amaro, incisivo: “Guardatelo bene: questo è il fiume Sarno oggi. Verde fosforescente. Un veleno a cielo aperto.” E prosegue con una critica feroce alla politica locale e regionale: “Ogni volta che vedo immagini così penso ai politici che bussano casa per casa promettendo disinquinamento, ambiente, salute. Parole, parole, parole. Fandonie ripetute a ogni campagna elettorale come se fossimo scemi.”

Una posizione netta, che punta il dito contro anni di governance incapace di trasformare promesse in risultati. “E noi dovremmo ancora ascoltare chi governa da anni e non ha mosso un dito? Chi viene qui solo per fare passerelle e scattare foto? Il Sarno continua a essere trattato come una fogna.”

“Un ecosistema morto e cittadini abbandonati”

Le parole di Lato si fanno ancora più cupe quando descrive la condizione del fiume e delle comunità che lo circondano: “La realtà è questa: acqua verde acida, odori nauseanti, un ecosistema morto e cittadini che respirano accanto a questo disastro ogni giorno.”

L’immobilismo è, per Lato, la vera radice del problema. “L’ambiente non si salva con gli slogan, ma con atti concreti, coraggiosi, costanti. E chi ha governato finora dovrebbe guardare queste foto e chiedere scusa.”

Angri, la rabbia di una comunità

La conclusione del suo intervento è un manifesto di indignazione civica. “Io non ci sto. Angri non ci sta. E soprattutto non ci meritiamo questa vergogna.” Un’affermazione che diventa anche un richiamo alla responsabilità collettiva, alla necessità di pretendere interventi immediati e non più rinviabili.

Lato ringrazia invece i cittadini: “Angri. Sì, grazie!” Una frase che, nella sua essenzialità, traduce la vicinanza della comunità alla battaglia ambientale e il desiderio di riscatto.

Una denuncia che riapre la ferita mai chiusa del Sarno

Le immagini, le parole e il clamore suscitato dalla denuncia di Eugenio Lato ricollocano il Sarno nel suo ruolo di figura tragica: uno dei corsi d’acqua più inquinati d’Europa, oggetto da decenni di sversamenti, ritardi infrastrutturali, impianti incompleti e controlli inefficaci. L’ennesimo episodio di “fiume verde”, qualunque sia la sua origine, è una altro chiaro segnale di una sofferenza continua e di un’urgenza ambientale che non consente più alibi.

Lato, come sempre, si fa voce di una città stanca, in attesa di una svolta reale: non annunci, non passerelle, ma interventi immediati, strutturali e trasparenti.

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