Riflessioni sul voto tra razionalità, emozioni e limiti della politica. Campania e voto emotivo nella crisi della politica
La fenomenologia del voto
Seggi aperti. Si vota e mai come questa volta il dibattito si è polarizzato attorno alla domanda centrale: voteremo di cervello o di pancia? La Campania arriva all’appuntamento elettorale attraversata da una campagna politica compressa, sbilanciata e priva di una reale architettura argomentativa. Le piazze digitali hanno banalmente sostituito quelle fisiche, trasformando il confronto in un flusso rapido di immagini, slogan, emozioni a senso unico senza una visione diacronica.
In questo scenario tornano alla mente le riflessioni di Elias Canetti in Massa e potere, quando descrive la massa come entità che “non tollera attese”, che chiede risposte immediate, istintive, spesso inconsapevoli. È esattamente ciò che si è percepito: la ricerca compulsiva della visibilità, del momento virale, del consenso rapido, più che di un ragionamento strutturato da costruire su un solido crinale.
I limiti dei candidati e la mancanza di una visione
La qualità complessiva della proposta politica è apparsa fragile. Molti candidati si sono chiusi nelle loro piccole gabbie territoriali, limitandosi a un porta a porta rassicurante nelle proprie città, incapaci di allargare lo sguardo ai problemi complessivi della Campania o del loro collegio. È mancata una narrazione ampia, una prospettiva che tenesse insieme le esigenze delle aree interne, le difficoltà dei sistemi urbani, le transizioni sanitarie, economiche, ambientali e sociali.
Anche qui le parole di Canetti avrebbero ancora un peso determinante poiché senza mezzi termini: “Il potere teme lo spazio vuoto”. Ed è proprio nello spazio vuoto dei contenuti che questa campagna elettorale è naufragata, lasciando agli elettori un dubbio e un compito ancora più difficile. Oggi si voterà comunque, ma resta l’interrogativo decisivo: sarà un voto pensato o sarà, ancora una volta, un voto emotivo? Della fragilità.
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