L’allarme ignorato
A San Lorenzo, cuore della frazione più popolosa di Sant’Egidio del Monte Albino, l’andirivieni di camion carichi di merci ha rotto la quiete e acceso una spia rossa sull’urbanistica comunale. L’ingegnere Pasquale Marrazzo, già dirigente pubblico, consigliere regionale e cittadino attivo, un anno fa ha formalizzato tre segnalazioni alle autorità, denunciando l’avvio – senza titoli autorizzativi – di attività di deposito per conto terzi presso gli ex opifici industriali Condea e Tagliamonte, da tempo dismessi e classificati nel PUC come “siti produttivi da ristrutturare”.
Le aree in questione, circa 30.000 mq complessivi, sono al centro dell’articolo 55 delle NTA del vigente PUC, approvato nel dicembre 2022, che ne prevede la trasformazione urbanistica prioritaria. Il piano regolatore consente interventi solo a fronte di precise condizioni e contempla anche il potere sostitutivo del Comune in caso di inerzia dei proprietari. Ma, denuncia Marrazzo, «dopo venti mesi non solo nulla è stato attivato, ma si consente, di fatto, l’insediamento di attività in contrasto con le norme urbanistiche».
Depositi illegittimi e traffico pesante
Marrazzo ha fatto notare che inizialmente era stata presentata al SUAP una SCIA per commercio all’ingrosso, poi annullata perché incompatibile con la destinazione catastale D1 degli edifici. Tuttavia, i depositi – spiega – sono stati comunque avviati, generando un intenso traffico pesante lungo via Giovanni XXIII e via SS. Martiri, strade urbane già provate da criticità infrastrutturali e carenti di sicurezza. «Decine di mezzi attraversano la frazione a ogni ora del giorno, riducendo la vivibilità e compromettendo definitivamente la prospettiva di rigenerazione urbana», si legge in uno dei documenti indirizzati alla Procura, ai Carabinieri, ai Vigili del Fuoco e al Dipartimento Prevenzione dell’ASL.
Nelle sue PEC, si legge ancora, Marrazzo si dichiara rammaricato dall’indifferenza delle istituzioni locali, che a suo dire hanno preferito sottrarsi piuttosto che affrontare il problema. A distanza di un anno, «l’unico effetto registrato è una crescente approssimazione e l’aggravarsi della situazione sul campo».
Un futuro compromesso?
Il tono delle sue lettere si fa via via più netto: «Si sta scrivendo la parola fine alla trasformazione urbanistica dei due siti produttivi dismessi, condannando al declino irreversibile la frazione San Lorenzo». E aggiunge: «Io non accetto e non mi arrendo a questa prospettiva. Mi attiverò con chiarezza e trasparenza per impedirlo». La battaglia quindi continua nel solito silenzio dell’amministrazione La Mura.
La vicenda chiama in causa la credibilità dell’intera amministrazione comunale, chiamata a dare risposte concrete su una pianificazione che – almeno sulla carta – punta alla riqualificazione, non a una regressione mascherata da logistica emergenziale. Nel frattempo, a distanza di un anno da questo dettagliato sollecito formale, i camion continuano a transitare. Come abitudine dell’amministrazione La Mura il silenzio resta un fattore predominante e la frazione chiede risposte.
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