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Elezioni regionali, la politica ridotta a slogan: il vuoto che non si colma

Tra video motivazionali e frasi preconfezionate, la corsa al Consiglio regionale si consuma nell’assenza di contenuti e nella resa civica collettiva

Campagna elettorale liquida, fatta di slogan e apparenze: le regionali nell’Agro e nel Vesuviano mostrano la crisi profonda della politica.

Il teatrino delle intenzioni

Sarebbe interessante andare oltre le vicende umane e personali dei candidati, oltre quella visione individuale del “fare politica” che si riduce, troppo spesso, a un esercizio di narcisismo mediatico. In queste settimane si leggono articoli a pagamento, interviste pilotate e brevi video motivazionali — i cosiddetti “reel” — che più che comunicare idee, esibiscono un tono emozionale privo di sostanza. Si parla di entusiasmo, di speranza, di futuro, ma quasi mai di una linea programmatica chiara, di una visione che vada oltre la dimensione del sé.

Slogan, promesse e la giostra dei buoni propositi

Le parole si ripetono, svuotate di senso, come una giostra stanca che gira sempre sullo stesso asse. Slogan banali che cambiano solo voce e scenografia, comizi che diventano performance, incontri che si trasformano in eventi auto promozionali. Nessuno, o quasi, affronta davvero le priorità reali: l’ambiente, la sicurezza, la sanità, la scuola. È come se il racconto politico si fosse traslato interamente nel regno dell’immagine, dove basta apparire per esistere, e dove il consenso si misura in like più che in idee.

Ai margini, la realtà che resiste

Intanto, ai bordi delle nostre strade, la realtà continua a parlare un linguaggio diverso: cumuli di spazzatura, asfalto che si sgretola, presìdi di sicurezza assenti. Le code interminabili davanti ai CUP e ai pronto soccorso, le scuole “sgarrupate” che chiedono giustizia e interventi strutturali, raccontano una quotidianità che non entra nei reel né nei programmi elettorali. L’ambiente cede, il territorio si logora, e ciò che dovrebbe essere il centro prioritario dell’agenda politica rimane ai margini, sepolto sotto un linguaggio studiato per non disturbare.

Il vaso di Pandora della politica

Argomenti forti, attuali, scomodi: tutti lì, chiusi nel vaso di Pandora che nessuno osa scoperchiare. La paura di affrontare la complessità è diventata strategia. Si evita di dire, di scegliere, di prendere posizione, per non sovraccaricare la fragile architettura di consenso che regge la scena. Le elezioni regionali, ancora una volta, hanno mostrato il volto di una politica senza coraggio, che preferisce l’eco alla parola, l’immagine al contenuto.

Il popolo degli spettatori

E così, mentre tutto scorre su uno schermo, il popolo si accontenta di esaltarsi sui social, di costruirsi un senso nell’effimero di un commento o di una condivisione. Una partecipazione simulata, anestetizzata, dove l’indignazione è un gesto estetico e non più civico. Alla fine, chi sarà eletto continuerà a muoversi nel solco già tracciato, e nulla cambierà davvero. Perché il problema non è solo chi guida, ma chi assiste in silenzio.

Una politica che ha smarrito il senso

Le elezioni regionali di quest’anno, con il loro intenso clamore mediatico liquido, hanno sancito una verità scomoda: la politica non è più un luogo di contenuti ma di rappresentazioni. E finché continueremo a confondere la visibilità con la visione, resteremo spettatori di una democrazia in posa, incapace di colmare il vuoto che essa stessa ha creato nei decenni.

Credito d’imposta ZES prorogato fino al 2028 per il Sud e Campania

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Luciano Verdoliva
Luciano Verdoliva
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