In Campania un’escalation che non arretra
Castellammare di Stabia. Dall’inizio dell’anno si contano decine di aggressioni ai danni di medici e personale sanitario in tutta la Campania, una delle regioni italiane con il più alto tasso di episodi violenti registrati in ospedale. I dati raccontano di una escalation preoccupante che coinvolge pronto soccorso, reparti specialistici e guardie mediche, con un incremento costante di episodi legati a tensioni familiari, malcontento per i tempi d’attesa, disinformazione e scarso rispetto delle regole.
Il fenomeno, già noto alle cronache quotidiane da tempo, ha assunto contorni più allarmanti anche a causa di turni massacranti, carenza di personale e sistemi di sorveglianza inefficaci. In questa cornice, il diritto alla cura si scontra ogni giorno con la paura di essere aggrediti, alimentando un clima di sfiducia e di abbandono tra i professionisti della sanità.
Castellammare: corsia trasformata in teatro di violenza
Ancora una notte di paura e violenza all’interno di un ospedale campano. Stavolta è accaduto al San Leonardo di Castellammare di Stabia, nel reparto di ginecologia, dove una dottoressa è stata ferita durante l’ennesima aggressione da parte di un familiare di una paziente. L’uomo, in stato di agitazione, ha sfondato una porta a calci, provocando la rottura del vetro e delle componenti metalliche, le cui schegge hanno colpito la giovane ginecologa al braccio. Tutto è accaduto mentre nel reparto si assistevano donne in travaglio, in una situazione di già elevata pressione operativa. Il caos generato ha gettato nello sconforto l’intero personale sanitario, costretto ancora una volta a fronteggiare un episodio fuori controllo.
Un clima di paura e insicurezza
La dottoressa ferita ha ricevuto cure al pronto soccorso, ma è rientrata in servizio, segno di una dedizione che però non può più essere data per scontata. L’aggressione si somma a una lunga lista di casi simili, che mettono a nudo le falle del sistema di sicurezza nei presidi ospedalieri campani. Le guardie giurate non riescono sempre a contenere le situazioni di tensione, specialmente nelle ore notturne. Le regole di accesso vengono regolarmente violate da familiari che pretendono spiegazioni, anche quando le norme sulla privacy e il funzionamento dei reparti impongono limiti precisi. Il tutto si svolge in un contesto in cui il personale è spesso ridotto al minimo, aumentando il rischio di episodi incontrollabili.
Un fenomeno sistemico da affrontare con urgenza
Aumentano le denunce, ma resta forte la percezione del senso di isolamento tra i camici bianchi. La dottoressa aggredita ha formalizzato un esposto alla polizia insieme a un collega, ma tra i corridoi resta viva la sensazione che la tutela dei lavoratori della sanità sia ancora troppo debole. Il fenomeno delle aggressioni in corsia non può più essere letto come fatto isolato, ma come espressione di un disagio strutturale, che chiama in causa istituzioni, direzioni sanitarie e amministratori locali. Il rischio concreto è quello di un progressivo svuotamento delle professioni mediche, soprattutto nei presidi più esposti, mentre la salute pubblica si ritrova ad affrontare una minaccia trasversale, invisibile ma devastante: la perdita di fiducia e sicurezza da parte di chi cura.