“Come se accontentarmi fosse la scelta migliore
Come fosse troppo tardi sempre per definizione
Come se l’unica soluzione fosse quella di restare
E invece pensa, nessuna conseguenza
Di te sostare senza
Non sei necessario alla mia sopravvivenza
E invece pensa, io non mi sono persa
Di quel che è stato non resta
Nessuna conseguenza.”
(Nessuna conseguenza – F. Mannoia)
Politiche e Rete Sanitaria Campania contro la Violenza di Genere: Centri Antiviolenza e Percorsi Rosa
Le politiche sociali e sanitarie in RETE per la violenza di genere: Centri anti violenza (CAV), Case Rifugio e Percorsi Rosa Ospedalieri in Regione Campania.
“E’ violenza contro le donne ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l’art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne.”
Con l’espressione violenza di genere si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso.
La normativa contro la violenza di genere persegue tre obiettivi principali: prevenire i reati, punire i colpevoli, proteggere le vittime.
Con l’introduzione nel 2009 del reato di atti persecutori-stalking, che si configurano in ogni atteggiamento violento e persecutorio e che costringono la vittima a cambiare la propria condotta di vita, fino alla legge sulle ‘Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere’, risultano infatti rafforzati la tutela giudiziaria e il sostegno alle vittime, una serie di aggravanti e la possibilità di permessi di soggiorno per motivi umanitari per le vittime straniere di violenza.
La normativa, aggiornata con la legge n.69/2019 in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, rientra interamente nel quadro delineato dalla Convenzione di Istanbul (2011), primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica’.
L’elemento principale di novità della Convenzione è il riconoscimento della violenza sulle donne come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione. Essa prevede anche la protezione dei bambini testimoni di violenza domestica e richiede, tra le altre cose, la penalizzazione delle mutilazioni genitali femminili.
Della raccolta e monitoraggio dei dati si occupa l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), organismo interforze Polizia-Carabinieri. Per le segnalazioni è attivo il 1522, il numero verde di pubblica utilità della Rete nazionale antiviolenza.
Sono in campo molteplici interventi: la tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica, le risorse per finanziare un Piano d’azione antiviolenza e la rete di case-rifugio, la formazione sulle tecniche di ascolto e approccio alle vittime, di valutazione del rischio e individuazione delle misure di protezione, i corsi sulla violenza domestica e lo stalking. Inasprita anche la disciplina penale con misure cautelari personali, un ampliamento di casi per le associazioni a delinquere, la tratta e riduzione in schiavitù, il sequestro di persone, i reati di terrorismo, prostituzione e pornografia minorile e contro il turismo sessuale.
Nel corso della propria vita una donna è figlia, sorella, compagna, moglie, madre e troppe volte in Italia milioni di donne subiscono violenza; i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner.
Il Report “Violenza sulle donne” del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, aggiornato all’8 marzo 2024, evidenzia che nel 2023 le vittime di violenza sessuale sono state 6.062, di cui il 91% donne.
In Italia vengono uccise circa 150 donne all’anno, un totale di circa 600 omicidi negli ultimi quattro anni. Significa che in Italia ogni due giorni (circa) viene uccisa una donna. Se ne contano migliaia nel mondo.
La dott.ssa Raffaella Ruocco, Amministratrice della cooperativa sociale Proodos e Dirigente Confcooperative Campania ci spiega la strutturazione e l’importanza dei Centri anti violenza (CAV) e delle Case Rifugio nel percorso di fuoriuscita dalla violenza.
I Centri Antiviolenza rappresentano i luoghi del primo racconto, dell’abuso e del ricatto subito, che negli anni ha paralizzato ogni tentativo di ribellione, di fuga, di denuncia.
I Centri Antiviolenza sono luoghi dell’accoglienza in cui si costruiscono saperi, speranze e competenze. Sono “laboratori sociali” in cui si sperimentano relazioni virtuose e azioni di prevenzione e formazione attraverso interventi locali e territoriali mirati.
La metodologia dell’accoglienza, sviluppata nel corso degli anni e validata da tutte le principali organizzazioni internazionali che si sono occupate d’intervento e di standard di qualità nell’aiuto offerto alle donne che subiscono violenza, si basa sul rafforzamento (empowerment) dell’identità della donna e sulla relazione tra donne.
I servizi erogati dai CAV, con una disponibilità h24, sono:
– informazione e prima accoglienza;
– sostegno psicologico;
– consulenza e assistenza legale
– orientamento al lavoro
– gruppi di mutuo aiuto
L’accesso al Centro antiviolenza può essere spontaneo, su segnalazione del numero verde nazionale antiviolenza o attraverso la presa in carico del servizio sociale professionale, dei servizi sociosanitari, dei servizi socioassistenziali territoriali.
I Centri Antiviolenza condividono i seguenti principi:
- L’importanza della centralità del punto di vista della donna vittima di violenza nella ricerca di soluzioni e risposte al suo problema;
- Il processo di empowerment (rafforzamento) delle donne al fine di riguadagnare potere e controllo sulle proprie vite;
- Il valore per le donne vittime di condividere la stessa esperienza con altre donne in situazioni simili;
- L’impegno a rispondere ai bisogni dei figli e delle figlie delle donne che hanno subito violenza, e quindi a riconoscere anch’essi vittime della violenza maschile.
Le parole chiavi dei CAV sono:
- auto-aiuto: donne che si sostengono a vicenda e trovano soluzioni per lottare contro la violenza maschile;
- auto-determinazione: riacquisire autostima, riappropriarsi della propria vita e di tutte le risorse per rendersi indipendente dal controllo del partner;
- empowerment: “rafforzarsi”, riguadagnare forza personale, emotiva e psicologica per lasciare il violento o cambiare una relazione impari, se si decide di “restare con lui”;
- Diventare capaci di aiutarsi l’una con l’altra e motivarsi nella scelta di vivere una vita senza violenza;
- segretezza e antidiscriminazione: ogni donna viene accolta nel massimo rispetto della segretezza senza distinzione di età, ceto sociale, culturale, etnica o professionale;
- gratuità: i servizi offerti dai centri Antiviolenza sono gratuiti.
Le Case di accoglienza per donne maltrattate offrono protezione a donne vittime di violenza o a rischio di subirla, con o senza figli minori, che si trovano in una situazione di disagio o di pericolo tali da richiedere l’allontanamento dal domicilio abituale.
Le stesse offrono alle donne vittime di violenza e ai loro figli minori accolti, le seguenti prestazioni:
– accoglienza in emergenza/urgenza;
– assistenza in caso di inserimenti programmati/ordinari;
– ospitalità temporanea, comprensiva di vitto e beni di prima necessità;
– sostegno e accompagnamento nella gestione del proprio lavoro o nella sua ricerca;
– sostegno e accompagnamento nel percorso educativo del/i figlio/i e nella relativa scolarizzazione.
– protezione, tutela e assistenza.
Il periodo di ospitalità nelle Case di accoglienza per donne maltrattate è variabile ed è funzionale al progetto individualizzato che determina il percorso e quindi il tempo di fuoriuscita dalla situazione di fragilità.
Le case per donne maltrattate possono essere anche indirizzo segreto, ed operano sempre in stretta connessione con i Centri antiviolenza territoriali.
Secondo la Convenzione di Istanbul dovrebbe esistere un centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti, ma in Italia i centri sono un ventesimo di quelli previsti e i fondi impiegati per il sostegno degli stessi non sono affatto sufficienti a sostenere il lavoro e la continuità dello stesso con le donne vittime di violenza.
I fondi per la prevenzione della violenza di genere e la protezione delle donne che la violenza la subiscono sono aumentati rispetto al passato, ma restano ritardi significativi nella programmazione e nell’erogazione delle risorse che mettono a rischio la sostenibilità dei centri antiviolenza e delle case rifugio e, soprattutto, la possibilità concreta per le donne di accedere ai servizi fondamentali per fuoriuscire da situazioni di violenza.
I cav hanno bisogno di fondi stabili (almeno su un triennio) per garantire la loro attività di presa in carico delle donne vittime così come sono necessari fondi per favorire l’autonomia abitativa delle donne e progettualità dedicate all’empowerment economico delle donne. Perché la violenza trasversale a tutte le altre e orribili forme, è quella economica.
La Regione Campania con la Deliberazione di Giunta n. 89 del 9.3.2021 ha approvato le “Linee Operative relative ai requisiti e alle procedure per l’iscrizione nel Registro dei Centri Antiviolenza e delle Case di Accoglienza o Rifugio”. Al fine di dare piena attuazione alle previsioni in esse contenute e per coadiuvare gli Ambiti Territoriali nelle attività poste a loro carico, la Direzione Politiche Sociali e Socio Sanitarie ha provveduto ad adottare un “Manuale di supporto operativo nella effettuazione delle attività di monitoraggio e controllo”, approvato con decreto dirigenziale n. 4 del 17.01.2022.
Con successiva Delibera di Giunta n.274 del 16.05.2023 sono state approvate le “Nuove Linee operative relative a requisiti e procedure per l’iscrizione nel REGISTRO DEI CENTRI ANTIVIOLENZA E DELLE CASE DI ACCOGLIENZA” in sostituzione delle precedenti Linee Operative approvate con la DGR n. 89/2021.
Le Case di Accoglienza o Rifugio e i Centri anti violenza rientrano nel Catalogo dei Servizi che sono soggetti ad autorizzazione e accreditamento, vigilanza e controllo da parte degli Ambiti Territoriali (delibera di Giunta Regionale n. 107 del 27.04.2014).
Il Registro Regionale dei CAV e Case di Accoglienza o Rifugio (si rimette in allegato), nell’ultimo aggiornamento di agosto 2024 riporta 64 centri anti violenza e 29 Case di Accoglienza o Rifugio così suddivise:
Territorio | Centri anti violenza | Case di accoglienza o rifugio |
Avellino | 6 | 4 |
Benevento | 4 | 3 |
Caserta | 9 | 6 |
Napoli | 27 | 6 |
Salerno | 18 | 10 |
La Regione Campania è in prima linea contro la violenza sulle donne ed è l’unica in Italia ad aver approvato una legge a favore delle donne vittime di violenza ed in particolare degli orfani di femminicidio. Inoltre, ha istituito un Osservatorio sul fenomeno della violenza sulle donne, è un organismo di controllo della Presidenza del Consiglio Regionale che ha lo scopo di contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione e violenza contro le donne.
Promuove il perseguimento dei diritti delle donne attraverso azioni di contrasto alla violenza di genere e attività a favore della cultura della non violenza. Si rivolge a Cittadini, Enti, Forze dell’Ordine, Istituzioni, Associazioni che operano nell’ambito della tutela dei diritti della donna e contro ogni discriminazione di genere.
Il quadro normativo e organizzativo delle politiche sociali messe in capo dalla Regione Campania è in RETE con le politiche sanitarie regionali, in una ottica di percorso integrato sociosanitario.
La dott.ssa Antonella Sica, Direttore del DEA I° livello – Vallo della Lucania-Agropoli (SA) e Referente dell’ASL Salerno per il “Percorso Rosa” ci spiega nel dettaglio il Protocollo Operativo “Percorso Rosa”, istituito con Delibera n.5 del 4 gennaio 2022 ASL SA, che prevede in ogni Pronto Soccorso (Sarno, Nocera Inferiore, Eboli , Oliveto Citra , Polla , Sapri, Vallo della Lucania) il “Percorso Rosa” attivo e funzionante 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno ed ogni qualvolta la persona che ha subito o dichiara di aver subito violenza si affida all’UU.OO di competenze in base alle lesioni riportate con attivazione dello psicologo ed assistente sociale per l’affido, laddove necessario, alla rete territoriale per il recupero e la ristrutturazione della personalità e della salute emotiva.
Gli operatori sanitari del DEA di primo e secondo livello o il servizio di emergenza 118 attivano il codice rosa quale codice aggiuntivo al codice di gravità (codice Giallo), visibile ai soli operatori sanitari, rendendo operativa una equipe multiprofessionale e avviando la presa in carico della donna vittima di violenza.
Nell’ottica della presa in carico non solo sanitaria ma sociosanitaria, è prevista all’interno del pronto soccorso anche una “stanza protetta” alla quale le vittime di violenza potranno accedere nell’attesa di ricevere le cure necessarie. All’interno troveranno uno psicologo e figure professionali in grado di supportarle e accompagnarle nel cammino che le condurrà a sporgere denuncia, e coloro che non raggiungono lo stato di consapevolezza per sporgere denuncia vengono supportate per la ristrutturazione della personalità, per il recupero della salute emotiva e comportamentale.
Nel territorio di competenza della ASL Salerno attualmente il personale sanitario, attraverso la continua informazione e formazione, si adopera a far emergere, con l’utilizzo di strumenti specifici, DA-5 (Brief risk Assessment for the Emergency Department) segni, sintomi e possibili indicatori specifici, eventuale violenza sospetta, non dichiarata dalla paziente, perchè consapevole di eventuale vittimizzazione secondaria e di lungaggine di percorsi giuridici, esponendo la stessa a maggiore rischio di aggressione e femminicidio.
Da gennaio 2024 a tutt’oggi gli accessi al pronto soccorso della Asl Salerno per violenza di genere sono stati 93 casi, una gran parte di essi sono stati seguiti nella rete di supporto psicologico intraospedaliera e purtroppo solo una minoranza ha denunciato e ha espresso parere favorevole e consenso per la presa in carico sul territorio, con supporto multidisciplinare e specialistico, da parte dei CAV ed eventuale collocamento protetto in una casa rifugio.
L’obiettivo comune è quello di rafforzare e potenziare la rete sociosanitaria, al fine di dare continuità e maggior impulso alle progettualità esistenti e metterne in atto altre che possano accogliere, supportare e accompagnare la donna vittima di violenza verso la fuoriuscita dalla stessa.
“Io sono forte, se tu sei forte.”
Dott.ssa Raffaella Ruocco Dirigente Confcooperative Campania
|
Dott.ssa Mariagiovanna Squillante Assistente Sociale U.O.C. Coordinamento Sociosanitario Asl Salerno |
Dott.ssa Antonella Sica Dirigente Medico Referente Percorso Rosa |